Referendum. Franceschini: “Il sì di Berlusconi umilia la Lega”
29 Aprile 2009
di redazione
L’annuncio di Silvio Berlusconi, che ha detto che voterà sì al referendum sulla legge elettorale, risulta come un’umiliazione alla Lega, secondo Dario Franceschini. "Berlusconi più che masochista è surrealista perché vuole abrogare una legge che hanno fatto lui e la sua maggioranza. Nessun problema per noi, visto che Berlusconi – sottolinea il segretario del Pd a Radiotre – tutti i giorni si sta impegnando a umiliare la Lega, bocciando le ronde, le norme sui Cie e ora dicendo sì al referendum".
Franceschini continua il suo affondo: "Il sì di Berlusconi non ci crea nessuna difficoltà. A me sembra surreale che il premier voti sì per abrogare una legge che ha fatto lui per avendo i numeri in parlamento per correggerla". Il leader dell’opposizione spiega che tutto ciò al Pd non crea difficoltà "perché noi abbiamo deciso di votare sì per abrogare una legge-porcata anche se sappiamo che non risolve i problemi". "I problemi invece si creano – conclude Franceschini – nel centrodestra perché Berlusconi passa le giornate a umiliare la Lega ora annunciando il sì al referendum, ora bocciando le norme sulle ronde sui Cie".
A difendere le parole di Berlusconi sul referendum è Benedetto Della Vedova, deputato del Pdl. "È importante che Berlusconi, con largo anticipo sul voto del prossimo giugno, abbia chiarito con le sue parole di non volere essere, nè direttamente nè indirettamente, il capo del fronte astensionista e di non volere schierare il Pdl su posizioni sovrapposte a quelle della Lega. Il voto di Berlusconi può pesare – molto e in positivo – dal punto di vista politico ed elettorale".
"Con il sì al referendum – continua Della Vedova – non si farebbero solo gli interessi del maggiore partito della compagine di centro-destra, ma si consentirebbe la piena stabilizzazione di quell’impianto bipolare/bipartitico che costituisce, pressochè ovunque, la base istituzionale delle democrazie mature. Il sì non sarebbe contro la Lega, ma consentirebbe di consolidare in modo stabile l’alleanza fra Lega e Pdl, senza rischiare che le spinte centrifughe dovute ad un sistema elettorale che premia la frammentazione nel medio periodo abbiano la meglio – conclude – sulle ragioni politiche, sociali ed economiche che, da quasi un decennio, hanno portato ad una alleanza organica tra Lega e Pdl".