Referendum, M5S e SI fanno ricorso al Tar: “no a scheda che sia spot elettorale”
05 Ottobre 2016
Sinistra Italiana, 5 Stelle e Comitati per il No giocano la carta del Tar per “stoppare” il quesito referendario sulla riforma costituzionale Renzi-Boschi. Le opposizioni vedono il quesito come “una sorta di spot pubblicitario”. Ed è su questo che farà leva il ricorso, promosso dai due legali insieme e dei senatori Vito Crimi (M5S) e Loredana De Petris (Sinistra Italiana), chiede quindi al Tar Lazio di rimediare, censurando il decreto del Presidente della Repubblica con cui, oltre alla data del 4 dicembre.
Nella nota si legge, “i ricorrenti lamentano che il quesito predisposto dal Quirinale non tiene conto di quanto stabilito dall’articolo 16 della legge 352-1970, secondo cui, quando si tratti di revisione della Costituzione, il quesito referendario deve recare la specifica indicazione ‘degli articoli’ revisionati e di ciò che essi ‘concernono'” e “il quesito così formulato finisce per tradursi in una sorta di ‘spot pubblicitario’, tanto suggestivo quanto incompleto e fuorviante, a favore del Governo che ha preso l’iniziativa della revisione e che ora ne chiede impropriamente la conferma ai cittadini, che non meritano di essere ingannati in modo così plateale”.
Sulla questione è intervenuta, ovviamente, anche Maria Elena Boschi, che, nascondendosi dietro un dito ha provato a portare acqua al suo mulino, “la domanda del referendum corrisponde al contenuto della riforma, tutto ciò che è scritto nel quesito corrisponde al contenuto del referendum, non si può avere paura della verità” ha detto la ministra delle Riforme a ‘Porta a Porta’.
Sulle schede, i testo del quesito, ufficializzato dal premier Matteo Renzi qualche giorno fa, sarà questo: “Approvate il testo della legge costituzionale concernente “disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016”?».
E se qualche malizioso volesse obiettare che si tratta solo di una mossa politica, a smentirlo c’è persino il Codacons che sta per depositare ricorso al Tar Lazio, al fine di ottenerne una modifica che garantisca maggiore trasparenza ed equità in favore dei cittadini. L’associazione non si limita però al Tar, e sta per presentare una istanza di revoca alla Corte di Cassazione, contro la decisione con cui l’Ufficio centrale per il Referendum ha ammesso il testo del quesito referendario.
Che, attraverso il presidente Carlo Rienzi, puntualizza: “chiediamo alla Cassazione di rivedere la propria decisione, non in favore di un partito o di un altro, ma nell’esclusivo interesse degli italiani”.