Referendum: matite, voto all’estero e Twitter. Quei furbetti di #BastaunSì

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Referendum: matite, voto all’estero e Twitter. Quei furbetti di #BastaunSì

04 Dicembre 2016

Matite “scancellabili”, pubblicità del Sì su Twitter e Televideo, il bunker di Castelnuovo di Porto dove avviene lo spoglio del controverso voto degli italiani all’estero blindatissimo. La domenica del voto al referendum costituzionale precipita in una serie di denunce che riguardano la regolarità delle operazioni del voto.

I rappresentanti di M5S, della sinistra e delle altre forze politiche presenti a Castelnuovo di Porto hanno denunciato di essere stati tagliati fuori dal centro dove verrano scrutinate le schede degli elettori italiani residenti all’estero, quel voto già viziato dai viaggi spot a spese dei contribuenti fatti dal ministro per le riforme, Boschi, in Sud America, per non dire della letterina inviata dal premier agli “expats” invitandoli a votare Sì.

Poi c’è il caso delle matite “copiative” che, secondo molti elettori (il primo a denunciarlo, stamattina, è stato il cantante Piero Pelù), sarebbero cancellabili. Mentre i casi si moltiplicano, con elettori che hanno provato a cancellare con la gomma il loro voto davanti ai carabinieri, denunciando l’accaduto, dal Viminale fanno sapere che le matite sono “indelebili”. Il Codacons ha promesso una pioggia di esposti al Ministero dell’Interno e alle procure.

Infine l’offensiva fuori dal silenzio elettorale del Comitato BastaunSì. Sempre il Codacons ha segnalato alla Procura di Roma la presenza sul Televideo Rai di un messaggio pubblicitario a favore del Sì andato in onda oggi. Mentre il parlamentare Pippo Civati denuncia che BastaunSì ha violato il silenzio elettorale sponsorizzando l’hashtag #RiformaCostituzionale su Twitter.

In attesa di capire quale sarà l’esito del voto, e ripensando al quesito-truffa che abbiamo continuato a vedere trasmesso a reti unificate sulla tv pubblica, viene proprio da dire che il comitato per il Sì e i suoi ispiratori politici ci stanno provando fino all’ultimo a fare i furbi.