Referendum: Michele Santoro da rivoluzionario a pompiere del Sì

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Referendum: Michele Santoro da rivoluzionario a pompiere del Sì

01 Dicembre 2016

E va bene il Sì alla “riforma modesta” del fondatore dell’Ulivo e poi presidente della Costituente Pd, Romano Prodi. E va bene quello senza entusiasmo del filosofo e già sindaco di Venezia, Massimo Cacciari. Ma che a dubitare del NO al referendum e a propendere sempre per il Sì, prima con un dibattuto post sui social media, poi nell’intervista a Ballarò, sia il giornalista ribelle per eccellenza, Michele Santoro, chi se lo aspettava? 

Fuori dalla Rai e pure da La7, si dice con un Cairo insoddisfatto dai costi e dagli ascolti di Servizio Pubblico (non che il ritorno su Rai2 sia andato molto meglio), anche il Michele nazionale si mette a fare propaganda per la riforma costituzionale, prendendosela con Travaglio e il Fatto Quotidiano, colpevoli, a suo dire, di non aver dato sufficiente spazio (sic) alle ragioni renziane. 

Questo è l’effetto del ‘mi prendo tutto io’ di Matteo sulla tv pubblica: l’effetto bastone e carota. E accidenti se funziona. Su Twitter è tutto un fiorire di post #Bastaunsì che inneggiano alla “saggezza” ritrovata del giornalista un tempo rivoluzionario, e oggi pompiere. Ma che Michele sia davvero d’accordo con il pasticcio costituzionale su cui andremo a votare il 4 dicembre, in realtà, non ci crede nessuno.