Referendum, non c’è quorum: urne chiuse, affluenza al 31%

Banner Occidentale
Banner Occidentale
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Referendum, non c’è quorum: urne chiuse, affluenza al 31%

17 Aprile 2016

E’ di circa il 31% la prima rilevazione dell’affluenza alla chiusura dei seggi dopo il voto sul referendum sulla durata delle trivellazioni in mare. Il dato emerge dal sito del ministero dell’Interno. Sono state finora 16 le tornate elettorali relative a referendum abrogativi come quello di oggi, dal referendum sul divorzio del 1974 ai 4 quesiti del 12 giugno 2011 sull’acqua e il nucleare. Dopo anni di massiccia partecipazione alle urne (tutti quorum superati abbondantemente, con il record dell’87,7% nel 1974), le sei consultazioni referendarie effettuate dal 1997 al 2009 non hanno raggiunto il quorum del 50% più uno dei voti, necessario per la validità dei referendum abrogativi.

In fronte del Sì, insomma, non è riuscito a portare alle urne il 50 per cento, più uno, degli elettori. Quorum non raggiunto e quindi buco nell’acqua per il primo referendum abrogativo che nella storia repubblicana era stato avanzato da 9 Regioni. “Faremo l’Italia il Paese più verde d’Europa,” ha commentato il premier Matteo Reni. “Il passaggio alle energie rinnovabili però non si può fare da qui a domattina”.  

COS’E’ IL REFERENDUM SULLE TRIVELLE. Nello specifico, il referendum prevedeva che le attività di coltivazione di idrocarburi relative a provvedimenti concessori già rilasciati in zone di mare entro dodici miglia marine, avessero durata pari alla vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale. La scelta della data per il voto, decretata dal consiglio dei ministri, aveva suscitato molte polemiche tra i sostenitori del ‘sì’ per il mancato accorpamento del referendum alla tornata amministrativa di fine primavera. “Abbiamo raccolto anche questa mattina, come nei giorni scorsi, numerose segnalazioni da parte di cittadini che denunciano ostacoli nell’esercizio del voto”, hanno fatto sapere in giornata i responsabili del Comitato del sì.

CHI HA VOTATO E CHI NO. Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, sponsor di peso del Sì, ha votato alle 9 di stamattina a Bari. Incalzato dai cronisti poco prima di entrare, Emiliano ha rilevato che “è una giornata bellissima, quindi piuttosto pericolosa per il referendum perchè la tentazione a fare gite sarà fortissima. Ma secondo me bisogna passare prima dal seggio e poi si fa una gita possibilmente al mare salvato dal referendum”.

Emiliano ha aggiunto che “è stata una campagna elettorale molto complessa perché abbiamo dovuto spiegare in poche persone il vero oggetto del quesito, cioè evitare che le piattaforme esaurite entro le dodici miglia rimanessero in mare. E questo non è stato semplice, nessuno ha dato una mano”. Emiliano ha spinto gli italiani ad andare a votare ma, a quanto pare, già in mattinata aveva messo le mani avanti sul raggiungimento del quorum.

Tra gli altri, sono andati a votare, disattendendo l’invito del premier Matteo Renzi alla astensione, il governatore della Toscana Enrico Rossi (“il voto è un dovere civico, e ho adempiuto al mio dovere civico”), il presidente del consiglio regionale della Basilicata, Lacorazza, sempre Pd (“Stiamo verificando, ma ci sono sezioni elettorali che sono state spostate e i cui spostamenti non sono stati comunicati in modo adeguato: il che sta portando persone ad arrivare davanti ai seggi e non avere la possibilità di votare”), il leader della Lega Nord Matteo Salvini (“Già ci sono pochi spazi di democrazia, se poi non si colgono questi pochi spazi vuol dire che decidono i petrolieri, i banchieri, gli amici degli amici i Renzi e i ‘Napolitani’ di turno”. “Il mio diritto l’ho esercitato spero che lo facciano in tanti”), il leader dei 5 Stelle Grillo (a un poliziotto, “viene poca gente a votare, eh?”), il vicepresidente della Camera, Di Maio (“Sorriderò al raggiungimento del quorum”), l’ex premier Enrico Letta e il senatore e fondatore del movimento Idea, Gaetano Quagliariello.

“Lottiamo fino all’ultimo voto. Non molliamo, perchè non si può battere una persona che non molla mai! Per la democrazia, per il futuro, contro le lobby del petrolio e della disinformazione fino all’ultimo voto! Passate parola!”, ha detto nel pomeriggio Grillo.

“Oggi sono andato a votare il referendum perché considero un dovere partecipare alla vita democratica del Paese”, il commento di Corrado Passera. “Sono convinto che ciascuno debba scegliere in piena coscienza e meglio ancora se quel voto sarà libero, attento e documentato e non dato sulla base di “ordini di scuderia” diramati dai partiti sulla base di scelte ideologiche”.

“Quando promuoveremo il referendum sulla legge Cirinnà,” commenta il senatore Maurizio Sacconi, “ci ricorderemo di tutti coloro che, con enfasi istituzionale, hanno affermato che il voto in una consultazione referendaria è un dovere. Scommettiamo che molti di loro, specie a sinistra, sosterranno in quel momento il contrario con la stessa enfasi. Per questo è bene collezionare i loro appelli al voto per riproporli quando si trattera’ di chiedere al popolo se si vogliono sovvertire i concetti di famiglia e di genitorialità”.

“Il quorum è il numero di votanti necessario affinché una consultazione elettorale sia considerata valida”, dice il deputato grillino Riccardo Fraccaro sul blog di Grillo. “In Italia, la legge stabilisce che un Referendum è valido solo se si reca alle urne il 50% degli aventi diritto. Il “Referendum senza quorum” è una delle battaglie fondamentali del MoVimento, quasi una sesta stella, per la quale si combatte fin dal primo momento. E abbiamo ragione a farlo: lo dimostrano i subdoli inviti a non andare a votare che i partiti lanciano in queste ore, usando il quorum come uno strumento antidemocratico. Ne sanno qualcosa i moltissimi Paesi occidentali dove il quorum non è mai previsto, lo dimostra anche il Consiglio d’Europa che ha chiesto all’Italia di eliminarlo dallo strumento referendario”.

Botta e risposta tra Pd e Sinistra Italiana, il primo favorevole all’astensione, l’altra per il voto a favore dell’abrogazione della norma sulle concessioni all’estrazione di idrocarburi. Ernesto Carbone della segreteria dem su twitter pubblica un post che fa infuriare i rivali. “Prima dicevano quorum. Poi il 40. Poi il 35. Adesso, per loro, l’importante è partecipare #ciaone”, scrive il deputato Pd. Ironia la sua, che suscita la reazione indignata di Marco Furfaro di Sinistra Italiana. “Che un arrogantello come Ernesto Carbone tratti come una merda me, non è importante. Che tratti così gli italiani che non la pensano come lui, è grave. Andate a votare, perchè questa gente proprio non ve la meritate, a prescindere da come la pensate. Non saremo mai così, mai. Perchè all’Italia vogliamo bene davvero”, replica Furfaro.

GRASSO E BOLDRINI VANNO A VOTARE. “Rispetto ogni posizione, ma sono affezionato all’idea di esprimere un voto quando, da cittadini, siamo chiamati a farlo”, il commento del presidente del Senato Pietro Grasso dopo essersi recato alle urne per votare al referendum sulle trivellazioni in mare.  “La partecipazione è un valore. Questa mattina ho votato per il #referendum sulle #trivelle”, così su Twitter la presidente della Camera Laura Boldrini.