Referendum, Renzi alla radio: “Non si usi il voto per andare contro il governo”. E poi prova a comprare il ‘sì’ con il ponte sullo stretto

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Referendum, Renzi alla radio: “Non si usi il voto per andare contro il governo”. E poi prova a comprare il ‘sì’ con il ponte sullo stretto

28 Settembre 2016

A Carlo De Benedetti, che in una intervista al Corriere della Sera ha detto: “Se vincesse il NO, Renzi dovrebbe dimettersi il giorno dopo”, il premier ha risposto ai microfoni di Rtl. “Non si utilizzi il referendum in nome del desiderio di buttar giù il governo. Si manda a casa per sempre la riforma. Quella è un’occasione perduta.” Berlusconi, ha aggiunto il Renzi, provando a lanciare l’intuizione del secolo:“punta a fare una operazione legittima, cioè tornare in campo con D’Alema e con gli altri della stagione delle bicamerali e utilizzano il referendum per questo”.

Nell’intervista radiofonica, Renzi ha affrontato tutti i temi messi sul tavolo. In particolare sul Ponte delle Stretto, verso la cui costruzione si è dichiarato favorevole, il 27 settembre a Milano, ha detto: “Il Ponte sullo Stretto di Messina potrebbe essere un volano per il sud, ma non è certamente l’unica cosa perché servono investimenti sulla legalità e sulle infrastrutture, oltre alla trasparenza nelle opere pubbliche. E poi non è che siccome l’ha detto Berlusconi è un’idea sbagliata”.

Renzi, anche in questa occasione si manifesta un venditore di fumo, oltre che di “sì”. E’ uno che promette la qualunque. E ci prova sempre al punto giusto. E’ andato dai pensionati a sventolare quattordicesime raddoppiate. Va negli ospedali a maledire i tagli alla sanità. Va dai sindacati a promettere tutele. Poi va in Tv e si mette a scrivere sulla lavagna e fa un “patto con gli italiani” tutto suo.

E alla fine della lista ci ha messo pure il ponte sullo Stretto. L’opera pubblica più, forse tra le più urgenti, e la più ostacolata dallo stato. E gonfia il petto: “Se sono pronte le carte noi ci siamo. Sblocchiamo in un attimo quello che è fermo da dieci anni”. 

La prova che ha paura del referendum, e che, probabilmente, non ci crede neanche lui alle sue riforme è proprio questa frenesia di rivendersele.  Se fossero davvero valide non si mostrerebbe come uno in perenne campagna elettorale. Il 4 dicembre si fa a votare: una data scelta tra le ultime utili.