Referendum, Renzi non fissa la data: si deciderà il 26 settembre in Cdm
15 Settembre 2016
Matteo Renzi fa sapere che la data del referendum costituzionale “la deciderà il Consiglio dei ministri che si terrà il 26 settembre”. Niente data quindi, fino alla riunione di fine mese. Poi fioccano le ipotesi. Qualcuno parla degli inizi di dicembre, su alcuni giornali online filtrano umori dell’entourage renziano che preferirebbe rimandare la data alla prossima primavera. “Se il Sì al referendum vince,” aggiunge Renzi usando il tema più demagogico della sua campagna, “una delle conseguenze è che ci sarà un risparmio importante perché si ridurranno gli stipendi dei consiglieri regionali, si elimineranno i rimborsi ai gruppi al Senato e che oggi prendono il Pd, i Cinque stelle, Forza Italia”. Non è sbagliato chiedere che la politica risparmi. Ma ci si chiede perché Renzi non l’abbia fatto con una normale legge, tutto questo risparmio senza scomodare la costituzione e farci sopra un referendum.
“Ci sarà un fondo di 500 milioni di euro che sarà messo a disposizione delle nuove povertà” sottolinea anche il premier. E’ un’altra delle variabili legate alla scelta della data: facciamo il referendum dopo la manovra finanziaria, così daremo qualche altra mancetta tipo bonus studenti o gli 80 euro e magari gli italiani voteranno Sì. Infine, Renzi parla dell’Italicum, la legge elettorale che il premier considerava il non plus ultra dei suoi successi politici, capace di garantirgli il potere per anni, e adesso invece se ne può discutere, vista la malaparata nei sondaggi sul referendum e la sconfitta del Pd alle amministrative.
“Chiederemo ai partiti, gli altri partiti delle opposizioni, quali sono le loro idee altrimenti è una discussione surreale”, ha detto Renzi a proposito della legge elettorale, “per me l’Italicum è un’ottima legge elettorale, ma se qualcuno ha proposte che le tiri fuori. Altrimenti è un dibattito surreale”. “Ma se ci viene chiesto: siete disponibili a cambiare la legge elettorale come segnale di ascolto e apertura? Io rispondo assolutamente sì”. Renzi insomma deve aver capito che dalla Consulta potrebbe arrivare una sberla sull’Italicum (nonostante ci sia la possibilità che la corte rimandi ogni decisione), accettando le questioni di incostituzionalità sollevate rispetto alla riforma Boschi da un centinaio di legali italiani. Così il presidente del consiglio rimette sul piatto la legge elettorale, sperando di depotenziare il fronte del No interno al suo partito che proprio sull’Italicum e le sue modifiche ha deciso di giocarsi tutto.