Referendum: respinto ricorso Onida, si vota 4 dicembre. Tanto vince il NO!
10 Novembre 2016
La giudice civile Loreta Dorigo ha respinto il ricorso presentato il 27 ottobre scorso dal costituzionalista Valerio Onida contro il referendum costituzionale del 4 dicembre. Lo comunica in una nota il presidente del Tribunale Roberto Bichi. Bocciato anche l’analogo ricorso depositato il 20 ottobre da un gruppo di legali composto da Aldo Bozzi, Claudio e Ilaria Tani con il supporto “ad adiuvandum” di Felice Carlo Besostri. A loro giudizio violerebbe la Costituzione perché non prevede lo ‘spacchettamento’ (“Termine orribile”, scrive la stessa giudice) del quesito in presenza di tematiche non omogenee tra loro.
E’ il caso della consultazione popolare del 4 dicembre sul pacchetto di riforme costituzionali messo a punto dal governo, con gli elettori chiamati a esprimere un sì o un no su 5 questioni eterogenee e diverse: il superamento del bicameralismo paritario, riduzione del numero dei parlamentari, contenimento dei costi della politica, l’abolizione del Cnel e la revisione del titolo V della Costituzione. Da qui la richiesta di Onida e degli altri avvocati di sollevare questione di legittimità costituzionale davanti alla stessa consulta. Ma l’istanza è stata bocciata: “il diritto di voto non pare leso dalla presenza di un quesito esteso e comprensivo di un’ampia varietà di contenuti”, scrive la giudice nel provvedimento di 22 pagine col quale respinge i ricorsi.
La giudice Dorigo ha impiegato diverse settimane a sciogliere il nodo, reso complesso da numerosi temi tecnici e procedurali. Questa mattina ha reso nota la sua decisione analoga a quella che era stata presa il mese scorso dal Tar del Lazio, cui pure si erano rivolti i comitati per il “No”, che aveva dichiarato la propria incompetenza a pronunciarsi sulla materia. Se il tribunale milanese avesse ritenuto la questione di legittimità costituzionale “non manifestamente infondata”, sarebbe stata poi la Consulta a dover sbrogliare la matassa, a partire dal tema più spinoso: poiché i tempi per una sentenza prima del 4 dicembre non ci sono, sospendere il referendum (con la macchina organizzativa già avviata) o lasciare svolgere la consultazione, salvo poi dichiarare la illegittimità? Non sarebbe stata una scelta semplice. Ma la ordinanza di oggi del tribunale milanese risolve il problema alla radice.
Il quesito su cui gli elettori saranno chiamati ad esprimersi sarà quello già noto, già in corso di stampa sulle schede, tacciato dai contestatori (ma questo non era oggetto del ricorso) di somigliare a uno spot della riforma: “Approvate il testo della Legge Costituzionale concernente disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione?”. Sono, come si vede, cinque domande in una sola. Ma i giudici di Milano non si mettono di traverso.
“Meglio che il ricorso di Onida sia stato respinto dal Tribunale di Milano, così il 4 dicembre si vota per il referendum”, dice il capogruppo di Forza Italia, Renato Brunetta. “Anche se Onida aveva ragione: il quesito è ingannevole nella forma e nella sostanza. Nella forma come è stato usato dalla Rai e nella sostanza perché costruito fin dall’inizio da Renzi come uno spot”. “Tanto Renzi il 4 dicembre perderà lo stesso, vincerà il No nonostante il quesito e nonostante l’ingannevolezza dello stesso. La strumentalizzazione più grande di tutta questa storia è che sia stata la maggioranza a chiedere, all’inizio, il referendum facendolo diventare un plebiscito. Questa non era la ratio dell’articolo 138 e del referendum confermativo che era a garanzia delle opposizioni. Però i troppo furbi alla fine finiscono in pellicceria. Renzi finirà in pellicceria come le volpi perché ha voluto forzare la Costituzione, e perdera’ perché la gente ha capito”, conclude.