Referendum riforme, Quagliariello: Renzi legga legge e non giochi su data. C’è discrezionalità 60 giorni, chiediamo massima vigilanza
27 Giugno 2016
di Redazione
“Su certi temi nessuno può permettersi pressappochismi e superficialità”, lo dice il senatore Gaetano Quagliariello – presidente di Idea e già ministro delle riforme nel governo Letta – parlando del referendum costituzionale.
“La legge che disciplina l’indizione del referendum ai sensi dell’articolo 138 della Costituzione recita testualmente: ‘Il referendum è indetto con decreto del Presidente della Repubblica, su deliberazione del Consiglio dei Ministri, entro sessanta giorni dalla comunicazione dell’ordinanza che lo abbia ammesso. La data del referendum è fissata in una domenica compresa tra il 50esimo ed il 70esimo giorno successivo alla emanazione del decreto di indizione’. Tra ciò che dice la legge e ciò che dice Matteo Renzi c’è dunque uno spazio di discrezionalità di ben sessanta giorni che è nelle mani del governo e che il premier ha omesso di menzionare”, prosegue Quagliariello.
“E’ sufficiente leggere ad esempio il precedente decreto presidenziale in materia, quello del 2006, nel quale il presidente Ciampi indisse il referendum costituzionale per una certa data ‘vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri’ e ‘sulla proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, di concerto con i ministri dell’Interno e della Giustizia’. La legge è dunque chiarissima: dopo l’ordinanza della Cassazione il governo ha sessanta giorni di tempo, e solo a quel punto scattano i cinquanta/settanta giorni nell’arco dei quali fissare la data”.
“Segnaliamo tutto questo non per pedanteria, ma perché il tema è talmente importante che non bisognerebbe lasciare nemmeno il dubbio che si voglia giocare con la data del referendum in base ai sondaggi e alle proprie convenienze politiche. Su queste riforme crediamo che si sia visto già troppo, siamo certi – conclude Quagliariello – che verrà esercitata la massima vigilanza sulla tempestività e la trasparenza dei procedimenti democratici”.