Referendum, sfida Renzi-Smuraglia finisce tra i fischi per il premier
17 Settembre 2016
Dopo settimane di tensioni e polemicheè arrivato finalmente il confronto da Renzi e Smuraglia (Presidente Aassociazione Nazinale Partigiani). Un confronto serrato, a tratti duro, nel quale Smuraglia ha ribadito le ragioni per le quali voterà no al Referendum mentre il Premier difendeva la riforma.
Per il Renzi il confronto con l’Anpi è servito a eliminare le falsità sulla riforma:. “Si può votare sì. Si può votare no. Ma dire che è in gioco la democrazia è una presa in giro nei confronti degli italiani”, ha detto Renzi rivolto al presidente Anpi. Smuraglia impassibile ha replicato: “Ho accettato l’invito alla Festa dell’Unità perché l’ho considerato un invito positivo, occasione per dare un esempio di civiltà: si può partire da idee diverse” ma al tempo stesso “confrontarsi con toni di civiltà. Il referendum è il momento più alto della democrazia, bisogna avere rispetto. Occorre permettere al popolo di esprimersi con cognizione di causa”.
Anche in questa occasione il premier è stato contestato. Ed evidentemente la cosa non gli va più tanto giù. Quando, infatti, qualcuno dal pubblico gli ha urlato: “Vai a casa”. Renzi ha risposto fingendo sangue freddo:”C’è una procedura semplice: finché c’è la fiducia del Parlamento io rimango”.
E quanto alla scelta di non legare più il suo incarico di presidente del Consiglio all’esito del referendum costituzionale, ha poi detto Renzi, “questo argomento lo tolgo dal tavolo e continuerò a non parlarne. Pensavo che quella frase fosse un atto di responsabilità – ha concluso il segretario Dem – in estate tutto il Pd mi ha detto di non parlarne più perché l’argomento stava oscurando il dibattito referendario: quello che sia giusto fare lo tengo per me, ma dico che questa riforma può rendere l’Italia più agile”. In questo modo a driblato la risposta e pure l’esito negativo del referendum.
Sul merito delle riforme, Matteo Renzi ha affermato che “il bicameralismo paritario non esiste in nessun altro Paese e non lo volevano né Dc né Pci”. Mentre Smuraglia ha ribadito che non è l’obiettivo dell’Anpi quello di far cadere il governo: “Non ci interessa il destino del governo non siamo qui per decidere ciò che deve decidere il parlamento. Un governo cade quando non ha più la fiducia del parlamento, non per questo o quel referendum”. Ma il presidente Anpi è stato chiaro: “il nostro statuto dice che tra gli obiettivi c’è da difendere e chiedere l’attuazione della Costituzione, nello spirito con cui la votarono i costituenti. Una modifica è sempre ammissibile, ma quando c’è qualcosa che stravolge quello spirito ci sentiamo obbligati a schierarci a difesa della Costituzione”.
Poi è stata la volta dell’italicum. “Cambiare l’Italicum? Il Pd è davvero pronto a discutere. Come? I collegi qualcuno dice. Noi sempre stati disponibili. Ma voglio vedere le carte. Mi rivolgo ai partiti fuori dalla coalizione, Sel, Fi, Grillo, Lega, Fdi. Se avete proposte noi ci siamo. Ma non ci prendiamo in giro. Il referendum non tocca pesi o contrappesi: riduce le poltrone non gli spazi della democrazia”. Cosi’ il segretario Pd, Matteo Renzi, con la consueta cantilena.
E quando i fischi dalla platea continuavano inesorabili ha tentato di portare acqua al suo mulino con la storia dei diritti: “Io avrei tutto l’interesse a dire quello che è stato fatto negli ultimi due anni: in questo paese negli ultimi due anni ci sono più diritti per tanti e per tutti. Andate a dire a due persone dello stesso sesso se hanno meno diritti”. Della serie giochiamoci tutte le carte che peggio di così si muore.