Referendum Trivelle: chi vota Si, chi si astiene o vota No
19 Marzo 2016
Il prossimo 17 aprile gli italiani andranno a votare per il referendum sulle trivellazioni. E’ un referendum abrogativo, che chiede di eliminare la norma per lo sfruttamento di gas e petrolio entro le 12 miglia marine dalla costa, per la durata di vita utile dei giacimenti, una volta superata la scadenza delle concessioni. Da una parte ci sono le associazioni ambientaliste e i comitati "No Triv", sostenuti dalle Regioni che si sono mobilitate per chiedere il referendum.
Il fronte del "Sì", che vuole l’abrogazione della norma. Le ragioni del fronte del Sì riguardano la tutela dell’ambiente da una parte, e la proposta di un modello energetico tutto fondato sulle rinnovabili dall’altra. C’è poi il Comitato contro il referendum che invece ha chiesto agli italiani di non andare a votare. In questo caso si difendono i posti di lavoro, gli investimenti, la sicurezza degli impianti petroliferi, spiegando tra le altre cose che riducendo l’estrazione di idrocarburi dai nostri giacimenti avremmo più importazioni e quindi più petroliere nei nostri mari.
Il fronte del "Sì" ha fatto passare l’idea che il referendum servirà a bloccare le trivellazioni a mare, ma in realtà il parlamento ha già approvato un emendamento che le sposta oltre le 12 miglia marine. Da una parte, quindi, chi si sta mobilitando per andare a votare. Dall’altra chi chiede di non farlo. Nei giorni scorsi, i vertici del Pd hanno definito il referendum "inutile", aprendo un fronte polemico con la minoranza interna del partito, che a quanto pare non è d’accordo. Come pure proprio alcune regioni del Sud come la Puglia sono state in prima linea nel promuovere il referendum.
Da una parte il Sì all’abrogazione della norma, dall’altra la scelta dell’astensionismo. Ma quali sono le ragioni del "No", se qualcuno ha deciso di andare a votare contro il referendum? Si tratta di una ragione dettata dal buonsenso. Stiamo vivendo una fase di transizione energetica verso un nuovo modello caratterizzato dal mix energetico, e che probabilmente avrà nelle rinnovabili un tipo di energia "pulita" e alternativa agli idrocarburi. Ma ci vorranno ancora anni, se non decenni, prima che la transizione sia compiuta. Chi vota "No" lo fa perché sa che il nostro modello di sviluppo e anche la nostra vita quotidiana dipende ancora dalle fonti fossili.
Usiamo gas e petrolio per riscaldarci, per muoverci, per lavorare, per cucinare e per mille altre cose. Ecco perché qualcuno ha deciso di votare No.