Referendum, Zagrebelsky a Renzi: “Riforma raffazzonata. Ha diviso Paese e non riduce costi”
01 Ottobre 2016
Faccia a faccia nervoso quello tra Matteo Renzi e Gustavo Zagrebelsky a “Sì o No”, la trasmissione di approfondimento su La7 di Enrico Mentana dedicata al referendum costituzionale. Tanto che, ad un certo punto, Mentana parla di “corto circuito di negatività” tra il presidente del Consiglio e il presidente emerito della Corte Costituzionale. Renzi, che in molti passaggi del dibattito ne esce come uno scolaretto, appare visibilmente infastidito dallo spazio che il professor Zagrebelsky riesce a prendersi nel confronto, entrando nel merito della riforma costituzionale e smontandola in più di un passaggio. Tanto da far dire a Renzi “ora esco a fumarmi una sigaretta”.
Italicum, legge elettorale e ruolo del nuovo Senato gli argomenti del dibattere, ma il clima si scalda subito, con Renzi che avverte: “Il fatto che lei sia un professore non le consente di andare su la voce. Non con il presidente del Consiglio, ma con un cittadino”. Zagrebelsky, testo delle riforme alla mano, cerca di portare il discorso sui sindaci e consiglieri regionali e su come, chiamati a un doppio incarico, non saranno in grado di svolgerne al meglio nessuno dei due. Renzi se la prende con il “Paese degli azzeccagarbugli”, e per tutta la durata della trasmissione continua a polemizzare sulle interruzioni di Zagrebelsky.
Zagrebelsky, se pure con toni pacati, non le manda a dire, fin dall’inizio della trasmissione, quando lancia una battuta al vetriolo al premier chiedendogli che fine ha fatto il ministro delle riforme Boschi e se la vedremo mai nei dibattiti in tv a difendere la sua riforma. Poi gli attacchi nel merito: “Se vanno al Senato, i sindaci hanno obbligo di partecipare alle sedute del Senato, hanno un obbligo”. Renzi prova a difendersi dicendo che la riforma va nella direzione della Germania, ma per Zagrebelsky è “inesatto”, “perché in Germania i sindaci non hanno obbligo di partecipare alle sedute, hanno vincolo di mandato”. “C’è una mobilità, possono mandare altri, e i presidenti dei Lander possono mandare altri. Gli eletti dai consigli dei Lander sono eletti fuori dai Lander, qui invece sono eletti dai loro colleghi”.
“Io ho fatto il sindaco ed ero a Roma una volta la settimana,” ricorda Renzi, “perché dovevo andare nei ministeri. Quando uno fa il sindaco deve pensare alle cose concrete, non sta nei salotti”. Al contrattacco del premier, Zagrebelsky ribatte: “Lei era sindaco, ma non un membro del nuovo senato”. “La riforma ha diviso il Paese e creato un clima di tensione”, dice il professore nel suo appello per il No al referendum costituzionale. “Non si rende più semplice il sistema, si crea un Senato raffazzonato con una legge elettorale dei senatori difficilissima da approvare”.
Nel corso della trasmissione, Renzi continua con lo spot sui tagli ai costi della politica, argomento giudicato “demagogico” dal professore. “La riduzione dei costi è minima e la riduzione del numero dei parlamentari si poteva fare in modo diverso, si poteva fare molto di meglio, ci sono proposte in campo”, fino alla conclusione, “se viene approvata questa riforma per venti o trent’anni non avremo la possibilità di cambiare, se viene respinta si potranno fare cose più semplici”. L’impressione complessiva è che il premier esca un po’ malconcio dal ring di Mentana, anche se il Fatto Quotidiano titola che anche Zagrebelsky “ha deluso”.