Regeni, Al Sisi all’Italia: Egitto dirà la verità. E Renzi commenta
17 Marzo 2016
Il presidente dell’Egitto, il generale Al Sisi, ha rilasciato una lunga intervista a Repubblica. Ha risposto in arabo alle domande (“perché e la lingua del suo paese”) in quello che un tempo era l’Heliopolis Palace, il più grande hotel d’Africa all’inizio del Novecento. Al Sisi ha voluto anzitutto chiarire un messaggio per lui importante: "Il rapporto con l’Italia è storico e unico per la sua natura, oggi siete il primo partner commerciale dell’Egitto nell’Unione europea, ed è forte anche l’amicizia tra i nostri popoli per la presenza di importanti comunità nei due Paesi. Non possiamo permettere a niente e nessuno di dividerci".
Un legame non solo storico ma anche vitale, tanto che non usa giri di parole: "Il lavoro con l’Eni oggi è il simbolo della profondità e della forza delle eccezionali relazioni con l’Italia. Ed è un segno di buona fortuna la scoperta del più grande giacimento di gas del Mediterraneo, che rappresenta per noi il cardine da cui poter sviluppare ogni altra attività in Egitto". E poi aggiunge: "Ho grande stima e profondo rispetto per Matteo Renzi, che considero un vero amico mio e dell’Egitto. Abbiamo un ottimo rapporto e lui è persona di principi che non dimentica gli impegni che abbiamo".
Puntualizzazione che arriva evidentemente nella paura che quanto successo a Giulio Regeni possa mettere a rischio la stabilità e la tenuta di un Paese che dall’Italia dipende molto. Ma nel corso dell’intervista evita di trovarsi nella condizione di rispondere su chi possano essere i responsabili del delitto. Eppure si rivolge alla famiglia Regeni: "Mi rivolgo a voi come padre prima che come presidente, comprendo totalmente la pena e il dolore che state provando per la perdita di vostro figlio, sento il senso di amarezza e lo sconvolgimento che ha spezzato il vostro cuore".
"Lo comprendo e il mio cuore e le mie preghiere sono con voi. Vi faccio le mie più sentite condoglianze e sono solidale con la vostra grande perdita. Vi prometto che faremo luce e arriveremo alla verità, che lavoreremo con le autorità italiane per dare giustizia e punire i criminali che hanno ucciso vostro figlio". E lancia una rassicurazione: "Vorrei assicurare al popolo italiano che i nostri sforzi continueranno notte e giorno finché non avremo trovato la verità su tutto quello che è accaduto e finché non avremo arrestato i colpevoli e li avremo portati in tribunale e puniti secondo la legge".
Racconta infine degli sforzi che il suo paese sta facendo contro il terrorismo e di chi, dal suo punto di vista, è dietro la strategia del terrore: "Negli ultimi mesi il numero degli attentati è costantemente calato non solo per le operazioni dei servizi di sicurezza ma anche grazie a enormi sforzi politici, economici, sociali e intellettuali, perché in questi campi si combatte l’ideologia che alimenta il terrorismo. Dobbiamo essere onesti e molto chiari con noi stessi: è un fenomeno internazionale che si sta diffondendo in tutto il mondo, non la minaccia a singoli paesi. Il terrorismo in Egitto è legato alle crisi della regione, Libia, Siria, Yemen, Iraq, Mali, Somalia e Nigeria".
"È per questo che ci vuole una strategia globale e non gli sforzi di singoli Paesi: deve essere la priorità numero uno della comunità internazionale. È molto importante che la comunità internazionale mandi un messaggio fortissimo ai Paesi e ai partiti che sostengono i terroristi rifornendoli di armi, soldi e combattenti".
È intervenuto anche il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, parlando con i cronisti alla Camera. Quelle di Al Sisi, ha sottolineato Renzi, sono "parole importanti" e confermano quello che lui chiama "rapporto speciale" tra Italia ed Egitto".