Regeni, tabulati della discordia. Egitto dice no ma sono indispensabili

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Regeni, tabulati della discordia. Egitto dice no ma sono indispensabili

10 Aprile 2016

Tra Italia ed Egitto è scontro sui tabulati e i video legati al caso dell’omicidio Regeni. Il Cairo si è rifiutato di fornire i tabulati telefonici del ragazzo, cruciali per le indagini, alle autorità italiane, evocando non meglio specificati problemi legati alla privacy. Ma da parte italiana, fonti vicine agli investigatori fanno sapere che l’analisi del traffico telefonicoè uno strumento investigativo ampiamente utilizzato in tutti i Paesi democratici, anche lì dove si rispetta più la privacy. Dopo il fallimento del vertice tra magistrati e investigatori italiani ed egiziani di qualche giorno fa, l’Italia ha deciso di sospendere alcuni accordi bilaterali con l’Egitto.

Il ministro Gentiloni ha detto che “non si tratta di scatenare guerre mondiali con l’Egitto, ma si tratta di assicurare rispetto all’Italia e alla nostra dignità”. “Avevo detto che ci aspettavamo dall’incontro tra procure molte informazioni,” ha spiegato il ministro. “Avevo chiesto in Parlamento un cambio di passo, ma questa collaborazione chiesta non ha dato i frutti che ci attendevamo. Abbiamo fatto una cosa che avevamo preannunciato: prenderemo delle misure immediate e proporzionate. Nei prossimi giorni valuteremo le misure da prendere. Ho sentito parlare da parte del Governo egiziano di politicizzazione della vicenda: abbiamo solo fatto quello che avevamo già annunciato in Parlamento. Non c’è da parte nostra una rinuncia a chiedere la verità”.

L’Italia ha richiamato per consultazioni l’amabasciatore Massari dall’Egitto, mossa che non è piaciuta al governo egiziano. Si potrebbe andare oltre, per esempio colpendo il turismo, una delle voci più importanti e già in crisi dello stato egiziano e prevedibilmente assisteremo a una sorta di downgrading delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi. Nessuno, fino adesso, ha evocato eventuali sanzioni dell’Italia contro il Cairo, in ballo c’è il mega giacimento Zohr scoperto da Eni in Egitto, un investimento da 5 miliardi. Gli accordi energetici tra i due Paesi sono solo uno degli elementi di richio nell’acuirsi della crisi diplomatica tra i due Paesi. In Italia tutti aspettano di capire cosa è accaduto davvero a Giulio Regeni, ucciso e torturato. Ma non è chiaro se e quanto i partner europei e gli altri stati dell’area farebbero il gioco dell’Italia se Roma decidesse di alzare ulteriormente il tiro. Al di là della morte del povero Giulio, una destabilizzazione del regime egiziano in fondo potrebbe convenire, al momento, solo al governo turco di Erdogan.