Renzi adesso si è messo in testa di rivoluzionare il Welfare

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Renzi adesso si è messo in testa di rivoluzionare il Welfare

26 Febbraio 2017

“E’ il momento di riscrivere il welfare“, è un Matteo Renzi in ritorno dalla California più megalomane che mai. “Sto girando e continuerò a farlo. Ora che mi sono dimesso da tutto sono un uomo libero. Sono stato a San Francisco ma anche a Scampia e lunedì andrò a Cernusco sul Naviglio”. Dice di aver preso appunti per il 10, 11 e 12 marzo quando al Lingotto “apriremo i cantieri sul programma, il Pd deve far notizia per le cose che propone e noi di idee ne abbiamo tante, ma siamo aperti al contributo di tutti”.

E aggiunge, “in questo tempo di forti cambiamenti dobbiamo rivoluzionare il il nostro welfare che negli Usa non c’è come da noi in Europa”e aggiunge “niente rassegnazione” o ripiegamenti su se stessi” ma sguardo avanti. “Ci sono grandi opportunità che si possono cogliere cambiando il concetto di lavoro come sinora lo abbiamo interpretato”. E chissà perché questi viaggetti illuminanti Renzi non se li è fatti prima, quando l’occasione per cambiare la storia del Paese, come tanto sogna, l’aveva. 

E il parlare immaginifico dell’ex premier non si ferma, “bene le riforme che abbiamo fatto nei tre anni di governo ma ora occorre riflettere. Lo avremmo dovuto fare se avessimo vinto il referendum tanto più dopo che lo abbiamo perso”. Per Renzi il 4 dicembre resta “un’occasione mancata per il Paese”. Ancora?

Difende a spada tratta il lavoro fatto con il Jobs Act un tassello al quale ne vanno aggiunti altri necessari per rispondere alla questione di fondo: come sostenere un sistema di protezione a chi resta fuori dal processo di innovazione. “Fermare il progresso e la tecnologia o pensare di rallentare è assurdo” sostiene l’ex premier. Le invenzioni dalla stampa all’automobile hanno sempre avuto ricadute sociali. Compito della politica ora è affrontare i problemi che derivano dalla rivoluzione digitale e i costi in termini di perdita di posti di lavoro”.

Poi chiarisce, “contesto la risposta grillina al problema. Garantire uno stipendio a tutti non risponde all’articolo 1 della nostra Costituzione che parla di lavoro non di stipendio. Il lavoro non è solo stipendio, ma anche dignità. Il reddito di cittadinanza nega il primo articolo della nostra Costituzione“. Serve, invece “un lavoro di cittadinanza“. E’ questo il nuovo programma elettorale.