Renzi con Grillo rischia di fare autogol
16 Dicembre 2013
di Ronin
Nel suo discorso all’assemblea del Partito Democratico Matteo Renzi ha parlato di un "grande piano per il lavoro" da presentare "entro un mese", ha piazzato sul tavolo due questioni non da poco come la Bossi-Fini e le unioni civili, è passato al tema delle riforme concentrandosi sulla legge elettorale e sul supermento del bicameralismo. Ma lo stop al finanziamento pubblico dei partiti che fine ha fatto?
Durante la campagna elettorale per le Primarie, il candidato del Pd aveva dato il massimo risalto al disegno di legge costituzionale per tagliare 1 miliardo di euro di costi della politica. Dopo aver vinto le Primarie, Renzi ha scelto Maria Elena Boschi alle riforme nella segreteria, una giovane parlamentare che in commissione si è fatta notare proprio sul tema della riduzione dei costi della politica.
Nel corso del suo intervento all’assemblea del partito di ieri, Renzi ha tenuto in serbo fino all’ultimo il presunto asso nella manica, quando ha annunciato il "Beppe firma qua": se Grillo accetterà di andare oltre il Senato, abolire le province e riformare la legge elettorale, Matteo si dice pronto a "rinunciare ai 40 milioni del prossimo anno". In gergo la chiamano ‘palla lunga’, gettare il pallone nel campo avverso per allontanare i rischi e vedere che succederà.
Renzi avrebbe potuto inserire lo stop al finanziamento nel diktat delle cose da fare entro la fine di gennaio, invece continua a tergiversare in modo si direbbe strumentale sulla legge elettorale, forse perché cresce la tentazione di andare al voto. Se fosse così, i soldi del finanziamento gli servirebbero eccome, ma in questo caso lo "scherzetto" preparato a Grillo rischia di trasformarsi in un autogol.