Renzi contro Renzi: il canone Rai prima lo mette in bolletta, poi vuole abolirlo
05 Gennaio 2018
La disperazione di Renzi, nonostante i tentativi per mascherarla, è evidente. La campagna elettorale di fatto è iniziata, ma il segretario Pd non riesce a risalire la china e a far uscire dal cappello qualche coniglio che riesca a far colpo sul cittadino elettore. Il rifiuto generalizzato nei suoi confronti traspare dalla questione dei famosi sacchetti a pagamento: non è un provvedimento di Renzi, bensì di mister “forza tranquilla” il conte Gentiloni. Ma la rivolta che è scoppiata, soprattutto sul web, imputa tutta la faccenda a Renzi, alle sue amicizie, ai suoi rapporti poco trasparenti con i finanziatori.
Insomma, dopo il boomerang della commissione sulle banche, il leader di Rignano sull’Arno resta al suo punto più basso di popolarità. Ci vuole un colpo d’ala, dato che i sondaggi sono impietosi. E allora, aboliamo il canone Rai, tassa da sempre odiatissima. Sarebbe questa la nuova proposta che, secondo le indiscrezioni riportate da Repubblica, Matteo vorrebbe presentare alla prossima direzione del Pd. “La tv pubblica deve essere un diritto dei cittadini” reciterebbe l’ennesimo slogan renziano ad effetto. Ora, è vero che anche un bambino capirebbe che questa è una trovata elettorale tout court. In ogni caso, Renzi è da comprendere (sarebbe meglio dire da compatire): dato che tutti parlano di riduzione delle tasse e di redditi di cittadinanza vari, sarà che il segretario Dem doveva avere la sua proposta shock in materia di imposte da cavalcare in campagna elettorale? Peccato però che la proposta renziana è sì “da shock” ma per un’altra ragione: è stato infatti proprio il Governo Renzi a mettere il canone nella bolletta dell’elettricità proprio per farlo pagare a tutti. Come dire: la coerenza non è una questione di stile. E a ricordarlo a Matteo Renzi ci ha pensato il ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda che su Twitter ha etichettato la proposta come una “presa in giro”. Non solo.
In un botta e risposta a colpi di tweet con il segretario della Commissione di Vigilanza Rai, il piddino Michele Anzaldi, intervenuto a difesa della proposta renziana che, a suo dire, produrrebbe un risparmio per i cittadini (“Se tagliamo 1,5 mld spesa pubblica ed eliminiamo canone Rai i cittadini pagano meno altro che presa in giro: serve processo modernizzazione ed eliminazione sprechi unici in panorama tv con risparmio immediato 500mila euro. Far risparmiare cittadini come con stop Imu”), il ministro non ci ha visto più e ha ribattuto punto per punto: “1) Governo Renzi – scrive – ha messo canone in bolletta e non si può promettere in campagna elettorale il contrario di quello che si è fatto al Governo, 2) se si vuole affrontare la questione del canone allora si ragioni su privatizzazione Rai altrimenti è presa in giro, 3)non capisco perché, dopo aver fatto tante cose serie e buone per la crescita si debba ricadere sulla linea delle promesse stravaganti a tutti su tutto. È un peccato”.
Ora, che Carlo Calenda stia giocando la partita per costruirsi il suo personaggio, anche prendendo le distanze dall’operato del suo stesso governo (vedi tweet su Alitalia), è chiaro. Ma è pur vero che, dopo aver governato aumentando sia la spesa pubblica che le tasse, dire che la proposta piddina sa di fregatura è dire poco.