Renzi difende l’Italicum ma l’Europa sta cambiando
22 Dicembre 2015
Matteo Renzi tesse le lodi dell’Italicum dopo il risiko delle elezioni in Spagna. "Il risultato delle elezioni in Spagna ci consegna un quadro molto frastagliato", dice Renzi. "Tutti dicono di aver fatto un buon risultato, tutti dicono che bisogna fare accordi per creare un governo di coalizione, tutti dicono che servono riforme: la Spagna di oggi, ma sembra l’Italia di ieri," scrive il premier sulla sua E-News, "dico l’Italia di ieri perché con la legge elettorale abbiamo cancellato ogni balletto post-elettorale". "Sia benedetto l’Italicum, davvero: che, lo ricordo, funziona così. Con la nuova legge elettorale approvata su impulso del nostro Governo a maggio 2015 ci sarà un vincitore chiaro. E una maggioranza in grado di governare. Stabilità, buon senso, certezze. Punto".
Così parlò Matteo Renzi ma in realtà l’analisi del premier rischia di essere un po’ affrettata ed essenzialistica. Il voto in Spagna, come quello francese delle settimane scorse, ci mette di fronte a uno scenario politico europeo in evoluzione e che sta cambiando profondamente. I sistemi bipolari e fondati sul bipartitismo, con la crisi dei vecchi partiti e la fine delle ideologie tradizionali, sbandano mentre emergono nuove forze, movimenti che determinano assetti inediti, tripolari, multipolari, nello scacchiere politico. I grandi partiti tradizionali per governare nella “frammentazione” di cui parla Renzi sono costretti ormai a trovare formule artificiose, come la “desistenza” al secondo turno in Francia.
Renzi parla di governabilità, e va bene, ma in democrazia c’è anche la rappresentanza. L’Italicum darebbe a una forza con il trenta per cento dei consensi la possibilità di governare da sola con la maggioranza in parlamento. Il premier è così sicuro che questa forza sarà il Pd? E’ sicuro che a un eventuale ballottaggio tra Pd e M5S gli elettori di destra convergeranno a sinistra? Questo non vuol dire che ora bisogna ricominciare tutto daccapo, ormai il quadro delle riforme costituzionali e della legge elettorale è stato definito, ma c’è ancora voglia e tempo di fare delle correzioni utili? Servirebbe a evitare scenari come quelli che abbiamo visto in Francia, Spagna, Portogallo. Tornando a ragionare nella logica delle coalizioni più che delle liste, per esempio.
Il voto spagnolo ci dice anche altro, l’affermazione di una forza centrista e liberale come Ciudadanos mostra il radicarsi di alternative che si strutturano sul territorio, attorno a delle reti civiche che non possono essere ridotte alla sola definizione di antipolitica. La stessa "antipolitica" ormai è un contenitore che rischia di essere riduttiva. Piuttosto si aprono scenari interessanti rispetto al prossimo voto amministrativo, che a questo punto sarà un test per il sistema politico italiano. L’alternativa sarà per forza quella tra Renzi e Grillo? Non è detto. Il centrodestra non è sparito dalla circolazione. E c’è un mondo liberale e cristiano che si sta attrezzando, certo non per andare a sinistra.