Renzi e la sinistra Pd: “Se telefonando, io…”
18 Febbraio 2017
Oggi è la giornata di Rossi, Emiliano, Speranza. Al teatro Vittoria di Roma, nel popolare quartiere di Testaccio, in un sabato di sole primaverile, la folla che partecipa all’incontro dei tre tenori della sinistra antirenziana segnala che la spaccatura c’è. C’è e sembra irrimediabile. Difficile, molto difficile per Renzi tornare indietro, ricucire, se mai volesse farlo. Dopo il fuori onda di Del Rio (casuale o voluto?) il segretario del Pd le telefonate le ha fatte, eccome: viene in mente una vecchia canzone di Mina, “se telefonando, io….” Ma adesso sembra davvero troppo tardi.
Al teatro Vittoria, fra sventolanti bandiere rosse, i tre sfidanti spostano il tiro, delineano un progetto, parlano di proposte e fanno analisi impietose. Impossibile tentare ancora di accusarli di inscenare tutto questo ambaradam solo “per una questione di date” (le date del Congresso e delle elezioni), impossibile tentare interpretazioni riduttive.
I tre hanno parlato solo di contenuti, di quello che il Pd ha fatto e non ha fatto, di quello che avrebbe dovuto fare e non fare. La spaccatura quindi è nei fatti, in una visione della sinistra davvero poco conciliabile con quella del segretario, in un progetto federativo che non è annunciato ma serpeggia negli interventi.
Emiliano, accennando al ruolo devastante degli yesmen renziani, dei giovani educati al “ciaone” (a Carbone saranno fischiate le orecchie) ha detto che girano “intorno al capezzale di Renzi”. E questo termine, più di tante analisi, la dice lunga su quanto al teatro Vittoria si crede nella possibilità di evitare la scissione.