Renzi, il Pd e l’incognita unioni civili

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Renzi, il Pd e l’incognita unioni civili

05 Gennaio 2016

Intervistato dalla stampa, Matteo Renzi spiega che la legge sulle unioni civili "va fatta subito", pur ammettendo che "nel Pd ci sono idee diverse". Sul ddl Cirinnà "discuteremo ancora". Per Renzi su alcuni aspetti del voto nel partito ci sarà "libertà di coscienza". Il segretario-premier punta a una mediazione, ma chiede subito l’approvazione della legge.

 

Ieri il vicesegretario Guerini ha quindi aperto senza troppi giri di parole a una maggioranza variabile con il Movimento 5 Stelle, unica strada per evitare brutte sorpresa in parlamento. Forse per questo il giorno prima dell’inizio della votazione in aula del ddl Cirinnà, prevista per il 26 gennaio, a quanto si apprende, il capogruppo Luigi Zanda convocherà una riunione dei senatori Pd per fare il punto.

 

Proprio dal fronte cattolico del Pd giunge infatti il discusso emendamento sulla stepchild adoption (articolo 5 del ddl), che verrebbe sostituita dall’affido rafforzato; soluzione già bocciata dalla piddina Micaela Campana, responsabile diritti della segreteria Pd. Come pure Monica Cirinnà continua a difendere la soluzione originale proposta nel ddl.

 

Il senatore Giorgio Tonini si è detto "perplesso" e ha espresso "riserve" sulla stepchild adoption, ma appoggia il testo Cirinnà. Nei mesi scorsi, un sondaggio Eurispes ha evidenziato come la maggioranza degli italiani sia contraria alle adozioni gay e anche la dizione di "affido rafforzato" è estremamente contradditoria e fuorviante: si usa una condizione temporanea, l’affido, appunto, per definire un genere di filiazione che invece sarà continuativa, come avviene per le adozioni.

 

Si pensi poi ai casi di utero in affitto: per questi bambini sarebbe impossibile tornare alla madre naturale, che a seguito di un contratto, ha ceduto i suoi diritti materni. Nonostante tutto, Renzi accelera per chiudere sulle unioni civili e il Pd conta di avere i numeri in aula. I democrats guardano alla pattuglia di forzisti favorevoli al ddl ma soprattutto al Movimento 5 Stelle e a SeL, per compensare l’eventuale perdita dei voti interni dei parlamentari cattolici e quelli di Ap-Ncd.