«Renzi incoerente e orfano dello spirito costituente»
19 Agosto 2016
Quarta puntata del nostro giro di interviste con gli amministratori locali che hanno aderito ai comitati civici del ‘No che serve’, impegnandosi nella battaglia referendaria contro la riforma Renzi-Boschi. Oggi ne discutiamo con Sergio De Vincenzi, consigliere regionale in Umbria.
Renzi come De Gasperi o De Gaulle, qualcuno parlando della riforma costituzionale azzarda paragoni del genere. Le sembra possibile?
«Sta scherzando, spero. La riforma Renzi non garantisce quelle certezze democratiche che i nostri padri fondatori riconquistarono con così grande fatica. In parlamento è mancata una maggioranza tale da garantire l’evoluzione della Costituzione in senso pienamente democratico, quindi non si capisce perché gli italiani dovrebbero votare Sì a un referendum di cui, subito dopo, si pentiranno».
Cos’è mancato a Renzi e perché il presidente del consiglio dopo aver scommesso tutto sul referendum sembra aver perso il consenso che gli restava?
«Renzi prima ha personalizzato la campagna referendaria, poi ha fatto retromarcia separando la riforma dalla sua azione politica. Questa si chiama incoerenza. Ricordo che nel 2010 ero a Spoleto, insieme a lui, ospiti del vescovo locale, a parlare di valori non negoziabili. Renzi disse con chiarezza che non avrebbe mai fatto quelle leggi che poi sono state puntualmente votate in parlamento. Incoerenza. Ecco perché non c’è da fidarsi della bontà di questa riforma».
Il fronte del No al referendum è in vantaggio nei sondaggi. Può mettere il turbo e come?
«A livello locale, che è quello che conosco meglio, la partita si gioca attorno ai cittadini che ormai sempre più di frequente disertano le urne. Chi vota, invece, segue le indicazioni dei partiti – almeno in gran parte, intendiamoci. Per cui se il fronte del No vuole assicurarsi la vittoria deve conquistare gli italiani che non vanno più a votare, i più scollegati dalle logiche di potere e di governo».
(Intervista a cura di RS)