Renzi is back! La sfida continua a Conte e la voglia di diventare l’anti Salvini
07 Ottobre 2019
La formazione del governo giallo – rosso sembrava aver prodotto un quadro politico discretamente stabile con il centrosinistra e il Movimento Cinque Stelle al governo – destinati a flirtare in tutte le competizioni elettorali prossime venture – ed il centrodestra a fare un’opposizione sì sulle barricate, ma consapevole allo stesso tempo che questa maggioranza avrebbe avuto reali chances di arrivare sino a fine legislatura, non facendosi così scappare la possibilità di eleggere il nuovo Presidente della Repubblica fra tre anni. Questo schema è stato però scosso pesantemente da colui che più aveva insistito, insieme a Beppe Grillo, affinché il nuovo governo si formasse: Matteo Renzi infatti ha destabilizzato l’intero quadro politico nel momento in cui ha deciso di lasciare il PD e formare un nuovo soggetto, Italia Viva. Nulla di nuovo sotto il sole, visto che l’ex Premier ha spesso dato vita a delle improvvise fiammate, tese a scompaginare certezze apparentemente granitiche (non ultima, la volontà di unirsi ai grillini dopo averli insultati per anni) ma questa volta l’operazione di scissione dal Partito Democratico ha preso in contropiede molti esponenti della nuova maggioranza.
Certamente spiazzato è rimasto Nicola Zingaretti, che aveva portato avanti le trattative per la formazione del nuovo esecutivo proprio per tenere unito il PD; sorpreso è stato anche Dario Franceschini, uomo forte dei Dem all’interno della delegazione di governo che ad un tratto si è trovato ad essere azzoppato nel suo ruolo ma, chi davvero non ha digerito l’audace mossa renziana, è stato certamente Giuseppe Conte. Il Presidente del Consiglio aveva fatto da subito trapelare tutta la sua perplessità, quando Renzi con una telefonata gli aveva comunicato il passo d’addio alla casa Democratica e questa derivava non solo dal fatto che le anime della maggioranza erano passate di colpo da quattro a cinque, ma anche perché ha colto nello strappo del senatore fiorentino una non celata volontà di riprendersi il centro della scena politico – mediatica, vale a dire quello spazio su cui il Professore ha cercato di mettere in atto una non banale operazione d’ immagine volta ad accreditarlo come uomo forte delle istituzioni.
Non a caso, negli ultimi giorni i toni tra i due si sono fatti sempre più aspri e il duello ormai sembra svolgersi su tutti i campi di discussione dell’attualità politica. Ma il piatto forte (o, se vogliamo, la patata bollente) sembra che potrà essere servito a breve: da più parti si fanno insistenti le richieste di chiarimento nei confronti di Conte sui numerosi viaggi a Roma effettuati dall’attuale segretario alla Giustizia USA, William Barr. Infatti, pare che l’amministrazione Trump sia abbastanza convinta che gli elementi più robusti del filone del cosiddetto “Russiagate” siano stati prodotti proprio a Roma, negli anni in cui il governo del Belpaese è stato guidato anche da Matteo Renzi. Un affare non di poco conto, soprattutto perché il nostro attuale Primo Ministro ha deciso – anche quando era capo del governo giallo – verde – di tenere per sé la delega ai Servizi Segreti, avendo così la possibilità di non informare di queste visite di rappresentanti dell’esecutivo americano né la Lega prima, né il PD ora.
Renzi, da una parte ha voluto subito rendere chiaro come si senta tranquillo riguardo alla sua posizione sulla vicenda, dall’altra ha colto ancora una volta l’occasione per mettere in difficoltà Conte, intimandogli di rinunciare alla delega sui Servizi Segreti, esattamente come il leader toscano fece quando era lui a sedere a Palazzo Chigi (la delega fu affidata a Minniti). Questo continuo pressing, iniziato da un’intervista rilasciata al Corriere della Sera sui temi della manovra, sta parecchio infastidendo anche i piani alti della segreteria PD, convinti che ormai la volontà principale di Renzi sia quella di volersi ergere al ruolo di avversario numero uno di Salvini, a costo anche di far cadere il governo ed andare così ad elezioni anticipate dopo l’approvazione della Legge di Bilancio. Due date, dalle parti del Nazareno, sono cerchiate in rosso sul calendario: martedì 15 ottobre, giorno in cui dovrebbe avere luogo negli studi di Porta a Porta il duello tra i due “Mattei” e venerdì 18, quando a Firenze prenderà il via il tradizionale appuntamento della Leopolda, da cui Renzi potrebbe essere intenzionato a lanciare altre stilettate verso Conte e i provvedimenti in cantiere che dovranno essere attuati dal governo.