Renzi, la mancia ai 18enni e lo “Spid”

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Renzi, la mancia ai 18enni e lo “Spid”

04 Novembre 2016

Anche quest’anno, puntuale con l’avvicinarsi del 4 dicembre al referendum, torna la mancetta renziana per i giovani: il bonus ai diciottenni. 500 euro da spendere in libri e musei, gentilmente concesso dal Governo del bengodi nella speranza di riuscire a strappare qualche elettore alle prime armi ai 5 Stelle. Renzi ormai non sorprende più di tanto per queste trovate demagogiche: l’ex rottamatore, per paura di venire rottamato, si gingilla con la spesa pubblica in perfetto stile prima repubblica, dal bonus diciottenni agli ottanta euro dati e ripigliati, passando per tutti quegli altri provvedimenti adottati dal governo in barba a deficit e debito, sui quali Bruxelles continua giustamente a lanciare strali contro l’Italia. Tutto pur di conquistarsi qualche manciata di voti.

Quello che invece incuriosisce, leggendo della “app” con cui si potrà ottenere il bonus governativo, sono i partner della operazione messa in piedi da Palazzo Chigi per dragare consenso. Per ottenere la carta elettronica con i 500 euro da scalare progressivamente, infatti, i diciottenni in questione dovranno ottenere una identità digitale, lo Spid, sistema pubblico per la gestione dell’identità digitale di cittadini e imprese, gestito dalla Agenzia per l’Italia Digitale. Ecco, sistema pubblico. Peccato che tra gli “identity provider” che garantiscono il servizio ci siano anche grandi impresa private come Tim, gruppo Telecom, sempre più in mano ai francesi, che pubblicizza ufficialmente lo Spid sul suo sito Internet. Da quanto si apprende, sarà anche possibile recarsi nei centri Tim abilitati per ritirare le proprie credenziali elettroniche. 

Nelle FAQ istituzionali sullo Spid, c’è scritto, ovviamente, che i dati personali comunicati ai provider non verranno utilizzati a scopo commerciale. “Con Spid, la tua privacy è totalmente garantita”, si dice. Registrarsi sarà gratuito (o quasi). E non essendo noi fanatici della privacy, ci può anche stare se ragazzi e ragazze italiani decidano volontariamente di fornire i propri dati a delle aziende private, nomi, cognomi e password, pur di passare all’incasso del bonus. Ma il fatto che i giovani possano registrarsi nei centri convenzionati, per esempio, quando sappiamo che proprio i giovani adorano gli ultimi ritrovati in fatto di reti e cellulari, e che Tim è uno dei colossi della telefonia mobile destinata ai privati, beh, ci fa pensare che ottenere lo Spid non è proprio come chiedere un certificato in Comune.

Se per le imprese è logico puntare ai profitti, anche semplicemente in termini di immagine e di visibilità pubblica acquisita, è del tutto fuori luogo che ad approfittarsi dei diciottenni sia il presidente del consiglio.