Renzi, l’aiuto in Libia non vuol dire bombardare
02 Aprile 2016
Il presidente del Consiglio Matteo Renzi oggi in visita a Washington ha parlato del ruolo dell’Italia sul fronte della crisi in Libia: «significa che siamo pronti a dare una mano dal punto di vista degli aiuti sociali, delle forze di polizia, della cooperazione internazionale, non che ci alziamo la mattina e andiamo a bombardare qualcuno».
E nel parlare con i giornalisti ha poi detto: «L’Italia è in prima fila a far di tutto perché il governo Serraj funzioni. In Libia si è fatto un errore qualche anno fa: ne abbiamo pagato tutti le conseguenze a lungo. Adesso obiettivo dell’Italia è riuscire a ridare un governo ai libici. L’Italia con tutte le sue strutture sta aiutando ai massimi livelli perché il governo possa aumentare il consenso e superare la tragica esperienza. Giorno dopo giorno stiamo cercando di dare una mano perché la Libia esca dalla confusione», ha aggiunto.
A proposito del nucleare, invece, si è espresso così: possibili interventi «non sono all’ordine del giorno come sembra da alcune ricostruzioni. L’Italia porta nei consessi internazionali la dose di equilibrio che ha da sempre. Sulla Libia abbiamo sempre detto che bisognava puntare sul tentativo dell’Onu, poi sul governo Serraj che sentiamo regolarmente. Gli diamo il contributo che chiede». La Libia è importante per la stabilizzazione dell’area, ma bisogna avere «grande prudenza buon senso e equilibrio».
Su Twitter, lo stesso Renzi, aveva scritto: «Sosteniamo tutti insieme lo sforzo del Governo di al-Sarraj, finalmente a Tripoli».