Renzi, l’Europa e la promozione della democrazia

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Renzi, l’Europa e la promozione della democrazia

02 Luglio 2014

Con l’inizio del semestre europeo il presidente del consiglio Renzi è davanti a un (nuovo) bivio: seguire lo schema tradizionale della politica estera del suo partito oppure provare a superarlo. E’ probabile che com’è avvenuto per la crisi ucraina ci accoderemo al soft power che piace ai tedeschi e che non dispiace agli Usa. Continueremo ad essere la Atene che alla spada preferisce la feluca. La tecnica che non si sporca le mani con la politica. Ma Renzi cita spesso Tony Blair e, pur considerando il mutato contesto storico, ricordiamo bene quale fu la politica estera inglese dopo l’11 Settembre, orgogliosa e gagliarda.

L’odierna situazione internazionale è incandescente: Putin che ha scatenato fuoco e fiamme ai confini orientali della Ue, l’arena mediterranea e mediorientale che ribolle senza trovare pace. L’omicidio dei tre giovani israeliani; le bandiere nere del Califfato in Iraq; i combattenti della internazionale jihadista che dopo l’indottrinamento nei Paesi europei vanno a farsi le ossa in Siria per tornare più fomentati di prima a casa (nostra); le centrali criminali che dall’Eritrea alla Libia gestiscono il traffico di corpi umani verso il Mediterraneo, sfruttando, torturando, struprando, strappando i minori alle loro famiglie…

Un quadro generale desolante. Il nostro compito in Europa, allora, non dovrebbe essere solo quello di negoziare sui margini di manovra del 3%. C’è un dato economico materiale immediato ma c’è anche un elemento ideale, politico, di lunga durata, che non può essere rimosso o sottovalutato com’è stato fatto, sbagliando, negli ultimi anni. Per esempio lasciando che le primavere arabe diventassero un fiore appassito o evitando di intervenire sul terreno in Libia quando i Volenterosi avrebbero potuto ancora sfruttare una rischiosa posizione di forza. Gli errori di Obama, dei francesi e degli inglesi.

Alcune dichiarazioni fatte da Renzi su Iran e Palestina durante le primarie del Pd le abbiamo appuntate perché rappresentavano un elemento di netta discontinuità con l’impostazione tradizionale della sinistra italiana post Guerra Fredda. Si tratta ora di capire se per il segretario del Pd erano appunto parole o se a quelle parole seguiranno fatti e strategie. Si dice che le forze di centrodestra che siedono nella maggioranza e al Governo hanno il compito di incalzare Renzi nella modernizzazione del Paese, per esempio come sta accadendo con la riforma del mercato del lavoro. Vale anche per la difesa della libertà dove viene violata e negata. Per la mai tramontata promozione della democrazia.