Renzi rispolvera Blair e alla Camusso fischiano le orecchie
03 Aprile 2013
Matteo Renzi va all’attacco scegliendo come platea quella CGIL che durante le Primarie, per bocca di Susanna Camusso, aveva fatto endorsement per l’attuale segretario Bersani. ""Stiamo vivendo una situazione politico-istituzionale in cui stiamo perdendo tempo," ha detto il sindaco alla Camera del Lavoro di Firenze "e questo mentre il mondo ci chiede di correre a velocità doppia".
Renzi critica da un lato la politica che "continua a proporre soluzioni che poi non riesce a concretizzare" e dall’altra rimette al centro il tema del lavoro, spiegando che "occorre credibilità politica e risposte sui temi del lavoro o rischiamo di perdere la strada per tornare a casa: ormai bisogna prendere atto che la clessidra e agli sgoccioli". Intanto, in Parlamento i renziani presentano un DDL per eliminare i rimborsi ai partiti.
La priorità deve diventare quindi il lavoro: "L’articolo 1 della costituzione dice che la Repubblica democratica è fondata sul lavoro", ricorda, ma oggi serve "tenere al centro l’articolo 1 in forme più dinamiche". E rispunta il "tanto odiato New Labour" che aveva messo al centro del suo programma la parola lavoro. Il "blairismo" è sempre stata la stella polare di Matteo, quella visione della politica che in Gran Bretagna fu capace di svecchiare il laburismo salvando quanto di meglio aveva fatto la rivoluzione liberale e liberista della Thatcher.
Alla Camusso saranno fischiate probabilmente le orecchie a sentir evocare quella idea della sinistra che slacciava la celeberrima "cinghia di trasmissione" con il sindacato, considerato un elemento di conservazione in un quadro produttivo e industriale che ormai stava completamente cambiando. In Italia, invece, siamo rimasti fermi ai minatori inglesi di allora – la nostra FIOM – ovvero a tutte quelle posizioni antagoniste che continuano a premere sul sindacato e sul Pd e che abbiamo ritrovato nella difesa a spada tratta della "concertazione" fatta da Bersani.
Renzi ripropone quindi l’idea di una sinistra riformista che approvi un riforma del lavoro (pensiamo a Ichino) capace di rispondere alle grandi domande del nostro tempo: come cambiano i sistemi produttivi e il tempo di lavoro, come si può prestare attenzione e risolvere i problemi di quel vastissimo mondo di lavoratori che si muovono tra flessibilità e precarietà, come rispondere con nuove idee emancipando la sinistra italiana dalla sua sudditanza psicologica verso il sindacato.