Renzi sfida Brexit, Europa riparta. Ma su crescita, innovazione e immigrazione, Italia non pervenuta
26 Giugno 2016
di redazione
Il presidente del consiglio Matteo Renzi scrive al Sole 24 Ore dopo Brexit: “La più grande sconfitta degli ultimi anni – il no al referendum britannico – può diventare l’occasione più interessante per il rilancio del disegno europeo”, dice Renzi.
Il premier ricorda che venerdì scorso “ci siamo svegliati male, venerdì mattina”, “che impressione!”, aggiunge il premier ricordando la reazione di tanti di noi a Brexit e spiega: “proviamo a svegliarci, allora. A svegliarci meglio di venerdì”.
“Adesso è tempo di muoverci con ancora più determinazione. La sconfitta britannica lo permette e per certi versi, addirittura, lo impone”. “L’Europa c’è. Non è finita giovedì nel voto di qualche quartiere inglese devastato dalla crisi della manifattura e dalla mancanza di speranza nel futuro”.
E ancora: “L’Europa non è finita, c’è. Va solo liberata dal risentimento, dalle procedure, dalle miopie. Deve riprendersi la propria identità”. Poi Renzi se la prende con la austerity che ha cancellato l’orizzonte”, parla di crescita, lavoro e investimenti. “Senza flessibilità non c’è comunità”.
Sulla immigrazione scrive “non può essere senza limiti, è ovvio. Ma nessun muro ci salverà dal mondo che preme fuori dal nostro perimetro. Ecco perché occorre un Migration compact finanziato con strumenti innovativi, che ci porta a investire in Africa, creando le condizioni perché da quelle terre non si parta in massa verso la nuova presunta Terra promessa”.
“La vera sfida è quella di aiutare l’Europa a recuperare smalto, energia, ideali”, perché “alla fine dei conti svegliarsi per l’Europa significa semplicemente tornare se stessa”, conclude Renzi.
Ora, è evidente che nello scenario del dopo Brexit, l’Italia, uno dei Paesi fondatori della Ue, potrebbe giocare un ruolo importante, e la visita lampo di Renzi da Hollande, in Francia, mostra che i due leader socialisti stanno pensando a cosa fare, tanto più che per motivi diversi ognuno dei due sembra essersi logorato, Hollande ancora più di Renzi, in casa propria.
Ma in realtà, purtroppo, sui temi messi in cima alla agenda europea da Renzi, crescita, innovazione, immigrazione, il presidente del consiglio, che ormai governa il nostro Paese da due anni, non può impartire lezioni ad altri. Sulla crescita e in generale l’economia italiana, un pezzo apparso giorni fa sull’Independent, pieno zeppo di dati sul disastro Italia, a cominciare dal debito e dal moloch spesa pubblica, ma anche su lavoro e occupazione, titolava “Perché l’economia italiana sta per fallire”.
Per quanto riguarda l’innovazione, si pensi al mercato unico digitale, alla rivoluzione transmediale, a internet, banda larga eccetera eccetera, che è stato un altro dei fiori all’occhiello di Renzi. Beh, il nostro Paese al momento si contende lo scettro dei peggiori in Europa con Grecia, Bulgaria, Romania. L’immigrazione, infine. Su questo, ancora ci chiediamo quale sia la politica del governo italiano oltre il mantra della ‘accoglienza per l’accoglienza’.
Sulla immigrazione Renzi ha fatto e continua a fare molta comunicazione ma di soluzioni concrete e soprattutto imposte ai partner europei, come avrebbe voluto fare Cameron prima di essere spazzato via dal referendum su Brexit, se ne sono viste davvero poche, in questo biennio renziano.