Renzi: ti do 80 euro ma ti prendo la casa

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Renzi: ti do 80 euro ma ti prendo la casa

03 Marzo 2016

Carta vince, carta perde. Ovvero i trucchi di un governo e di un leader politico, Matteo Renzi, che ama gettare fumo negli occhi per raccogliere consenso ma poi va puntualmente a sbattere contro la realtà. E’ il caso del decreto attuativo della direttiva europea sui mutui, quello per cui basteranno 7 rate di un mutuo non pagate per vedersi portare via la casa dalle banche, senza neanche passare da un tribunale. Dov’è il trucco?

 

Da una parte c’è l’Obambi style, gli 80 euro e la mancia ai diciottenni, cioè l’artificio delle politiche fondate sulla spesa tipiche della sinistra; dall’altra le richieste di Bruxelles, come quella di ridurre l’esposizione dei crediti deteriorati, che si portano dentro anche i mutui malati. In mezzo c’è l’errore stratosferico che sta commettendo Renzi con questo decreto dimenticando che l’Italia è il paese europeo dove la casa, e soprattutto la prima casa, è sempre stata un bene irrinunciabile, alla base di un sistema del risparmio diffuso, fatto di proprietari, di gente che vuole diventarlo, di un mercato immobiliare e di un intero comparto determinanti per l’economia.

 

Un governo serio ci penserebbe due volte prima di ricorrere a provvedimenti che dovrebbero essere al massimo le ultime carte da giocare, in una situzione economica certo non florida come quella che stiamo vivendo. Da Renzi invece l’unica cosa che puoi aspettarti è appunto il gioco delle tre carte. Prima si fa una battaglia, sacrosanta, per evitare di tartassare gli italiani proprietari di casa, prima si afferma di voler favorire questa “tendenza italiana” ad investire nel mattone, prima si spronano le giovani coppie a farsi il mutuo agevolato e poi un minuto dopo si infligge una mazzata micidiale al settore a cui si voleva dare ossigeno. Con una mano si dà e con l’altra si toglie, come nel celebre gioco di prestigio. Gli italiani però stanno capendo chi è il mago e come funziona la magia.     

 

In questo governo c’è una totale discrasia tra i provvedimenti fatti per acchiappare voti e quelli seri, che ormai si giocano sui tavoli europei, dove l’esecutivo dovrebbe trattare, mediare, e alla fine invece ottiene solo dei fichi secchi. Servirebbero razionalità ed equilibrio per fare scelte importanti su come rimettere in sesto il sistema creditizio, se è questo che ci viene chiesto, e invece si preferisce la logica dell’accelerata "brutale" (copyright Nomisma), non tanto o non solo per fare un favore ai banchieri ma perché evidentemente manca una strategia di politica economica chiara. Con l’unico risultato di impaurire chi non è in regola col mutuo e distruggere la fiducia di chi vorrebbe farselo.

 

Non avendo una linea chiara di politica economica, che non sia quella della spesa, la quale, come abbiamo detto, serve solo in funzione di gestire potere e consenso, quando va a Bruxelles Renzi strepita, tira la fune per ottenere margini più ampi sul rapporto tra deficit e pil, chiede maggiore flessibilità, ma poi prende e porta a casa la direttiva di turno, senza colpo ferire. Se quella linea ci fosse si saprebbe anche su cosa trattare e dove intervenire, certo non sulla casa.

 

Il risultato politico dell’ambivalenza renziana è totalmente schizofrenico. Ieri in Parlamento sono state toccate vette demenziali, con il partito del premier-segretario che si difendeva dalle bordate grilline dicendo in sostanza che il provvedimento sarà cambiato, rivisto, corretto, al più presto, mentre lo stesso viceministro dell’economia, Zanetti, in giornata faceva sapere che l’esecutivo è disponibilissimo a rivisitazioni (ma non a ritirare il provvedimento). Un governo così non può che essere definito allo sbando: ti do 80 euro ma ti prendo la casa.