Renzi va all’attacco di Bersani che vuole primarie a doppio turno per assicurarsi la vittoria
14 Settembre 2012
“Emozione, futuro e speranza", sono le tre parole chiave che Matteo Renzi ha deciso di adottare, a Verona, aprendo il tour elettorale che lo porterà, alla guida di un camper, in giro per l’Italia. Obiettivi dichiarati: vittoria alle primarie d’autunno del centro-sinistra e Palazzo Chigi in primavera.
Prima dell’intervento del sindaco di Firenze, la proiezione di un video, emblematico di quanto il ‘rottamatore’ per antonomasia abbia a cuore il tema del ricambio generazionale del suo partito. Nell’ordine, dalla schermata: immagini di Gorbaciov, di Ronald Reagan, delle due Germanie, delle guerre nell’ex Jugoslavia fino ad arrivare all’elezione di Barack Obama alla Casa Bianca. Insomma, un messaggio più che mai evidente: il mondo, negli ultimi 30 anni, è radicalmente cambiato.
Cos’è che, invece, non ha subito alcun mutamento, per Renzi? I leader di centro-sinistra, ovvio. Sempre gli stessi. Testuale: “I leader no, sono rimasti gli stessi a differenza anche dei simboli dei partiti. Forse vogliono darci un punto di riferimento, la certezza di qualcosa di immobile in un mondo che cambia”. Ed ancora: “Oggi noi siamo qui per puntare il compasso e girarlo da un’altra parte: vogliamo dire che cosa ci immaginiamo noi per il nostro futuro e non vogliamo limitarci ad aspettare; vogliamo crearlo ed essere protagonisti, perché lì sta la grande forza della sinistra”. Parafrasando brutalmente: cari leader (ormai) d’un tempo, avete fatto molto per il partito e per il centro-sinistra tutto, ma ora mettetevi da parte.
Maniche di camicia, ‘obamiano’ nello stile e nello slogan (il suo “Adesso!” sembra ricalcare appieno lo “Yes, we can” della campagna del presidente democratico in carica di quattro anni or sono), cartoncini – e non classiche bandiere – distribuiti alla platea, l’esordio del primo cittadino del capoluogo toscano pare stagliarsi all’interno di ciò che può definirsi una sorta di Convention democratica di Charlotte in salsa nostrana. I temi trattati in queste settimane, poi, raccontano di un Renzi volto più che mai ad accreditarsi come leader di una sinistra moderna, occidentale e riformista e motivatissimo a raccogliere “il voto dei berlusconiani delusi”.
Ma come è considerato, da destra, "il fenomeno Renzi"? Per Angelino Alfano, segretario del Pdl intervenuto alla Summer School di Fondazione Magna Carta e Italia Protagonista a Frascati, "Renzi dice cose talmente simili alle nostre e talmente irrealizzabili nel suo campo, dove ci sono i nipotini del Pci, che se non vincerà le primarie del Pd finirà per votare per noi". Gaetano Quagliariello sferza le velleità renziane e incalza: "Ho sentito un candidato del Pd alle primarie dire che non ha paura di prendere i voti del centrodestra. Noi, invece, non dobbiamo avere paura di chiedere i voti di Renzi". E al sindaco di Firenze manda un messaggio chiaro e diretto: "Renzi deve dire se si trova bene con i nipotini del Pci; deve dire se non si sente una foglia di fico utile per fare un giro di giostra ma dietro alla quale c’è una nuova deriva nichilista e relativista. Renzi deve sapere che dall’altra parte ci sono uomini liberi e forti perchè hanno principi forti. Se vuole i nostri voti è su questi temi che lo sfidiamo e crediamo di avere le carte in regola per batterlo"
Se Renzi agogna i voti pidiellini, sul fronte opposto v’è una critica senza quartiere all’establishment del suo partito: “L’umiliazione di un gruppo dirigente che, quando il governo dell’altra parte va a casa perché ha fallito, non riesce a trovare una proposta e un’alternativa credibili tanto da costringere il capo dello Stato a una soluzione tecnica. Che sia stato chiamato un tecnico per quello che era il tuo ruolo”, ha affermato il sindaco fiorentino.
Lotta dura senza paura versus i maggiorenti piddini, dunque. Ovvero, al principale avversario alle primarie dell’autunno prossimo: Pier Luigi Bersani. Un Bersani, ospite mercoledì sera di Otto e Mezzo su La7, sorprendentemente ironico nei confronti dello sfidante fiorentino. Si chiede, in primis, quanto uno slogan come “Adesso” sia coniugabile con una visione del futuro ad ampio respiro. “E dopo?”, infatti, è la domanda (retorica) del segretario democratico. Inoltre, al quesito postogli da Lilli Gruber se si ricandiderà alla guida del partito dopo le primarie, risponde: "Manderò avanti il partito e farò girare la ruota. La mia grande soddisfazione sarà fare il cambiamento". Dove la ruota, evidentemente, rappresenta una chiarissima frecciata alla partecipazione di Matteo Renzi al celebre programma di Mike Bongiorno ("La Ruota della Fortuna", ndr) nei primi anni ’90, partecipazione non certo gradita dalla base del partito.
“Io voglio bene a Renzi e a tutti, ma dobbiamo fare un servizio al Paese”, ha concluso il segretario Pd, “l’Italia è nei guai e diciamo, ognuno con le sue idee, come facciamo a tirarla fuori dai guai. Io ho delle mie idee e le dirò”.
Per ultimo, ma non da ultimo, v’è l’eterna questione delle primarie, ancora non del tutto cristallina circa data (o date) e modalità. Gli ultimi rumors, peraltro apertamente caldeggiati da Bersani mercoledì nel corso di Otto e Mezzo, vedrebbero una competizione a doppio turno (di coalizione, non di partito, ndr), da tenersi, presumibilmente, il 25 novembre e il 2 dicembre prossimi. Doppio turno, quindi. Per un motivo politico neanche troppo celato: indebolire le due principali candidature alternative, Renzi e Vendola, arrivare ad unica resa dei conti solo con uno dei due contendenti, ed ottenere al secondo turno i voti dell’altro escluso. Funzionerà? Ai posteri l’ardua sentenza.