Renzi vs Weidmann. E Brunetta: “Ecco i dieci motivi per cui la colpa della crisi è della Germania”
02 Maggio 2016
Renzi ospite de ‘L’Arena’, prova a rispondere per le rime alle dichiarazioni di qualche giorno fa di Weidmann, il governatore della Bundesbank. Quest’ultimo aveva, infatti, affermato che i paesi con un livello elevato di debito pubblico, e l’Italia è in cima alla lista, minacciano l’Europa. Così, il premier, riferendosi alla Germania, ha detto: “il tempo in cui ci davano lezioni è finito. Il governatore tedesco ha stanziato 247 miliardi di euro e mi auguro che siano sufficienti per le loro banche”.
Contro Weidmann, è stato critico anche il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan che, in un’intervista rilasciata a Repubblica rispondendo alla domanda che ha ricordato come i tedeschi vorrebbero anche un limite ai titoli di stato presenti nei bilanci delle banche, ha detto: “A Weidmann rispondo così. Primo: è chiaro che c’è un rapporto tra debito e crescita. Per come la vedo io la crescita è la via maestra per ridurre il debito. Per Weidmann è il contrario. Non sono d’accordo con lui. È più corretta la mia tesi, che oltretutto è sostenuta dall’esperienza storica. Secondo: sulla Bce è smentito dai fatti. Non mi convince la relazione che fa tra politica monetaria e ritardo sulle riforme, tant’è vero che anche se beneficiamo dei tassi bassi siamo quelli che fanno più riforme. Terzo: sul debito sovrano nelle banche c’è già stata una discussione all’Ecofin. Per l’unione bancaria dobbiamo fare molti progressi e ci sono cose più importanti dei titoli di Stato nelle banche, a cominciare dalla garanzia dei depositi. I vincoli alle banche non mi sembrano utili e in ogni caso vanno discussi non in ambito europeo, ma a Basilea, perché riguarda anche Usa e Giappone. Ricordo infine in generale che finalmente in Europa si torna a discutere di cose importanti tipo un patto di Stabilità meno oscuro, meno farraginoso, più orientato alla crescita”.
Una stoccata alla Germania, l’ha voluta dare anche Brunetta. Ha steso, infatti, un “decalogo” in cui spiega le ragioni della crisi economica che ha investito tutta Europa siano da imputare alla Germania.
1. “Tanto per iniziare, si dovrebbe spiegare a Weidmann che la tesi per cui l’indebitamento di un Paese si può riflettere sui tassi di interesse di tutta l’area si basa sull’assunto che l’indebitamento fa aumentare la domanda di risparmio e quindi i tassi di interesse che ne rappresentano il prezzo. Ma è tutta la domanda di risparmio, non solo quella di parte pubblica, che conta”. […]
2. “E’ stata la domanda di risparmio generata in Germania dalla riunificazione che causò, per un periodo non breve, alti tassi di interesse in Europa, sopportati da tutti gli altri Paesi. Questo non per rinfacciare colpe, ma per ripristinare la verità scientifica.
3. “Al contrario di quanto sostenuto da Weidmann [….] appare chiaro, piuttosto, sempre dai fatti, che siano state le politiche imposte dalla Germania a tutti gli altri Paesi dell’Eurozona, ad aver causato la deflazione in cui versiamo ora e messo in crisi, questa volta sì, il mandato della Bce.”
4. “Ne deriva che le sortite di Weidmann a Roma sono state più che altro un attacco alla politica monetaria di Draghi, pur fingendone una difesa, e alla stabilità dell’euro. Mettere di fatto in discussione la sicurezza dei titoli di Stato di Paesi dell’area euro, quindi la loro solvibilità contestandone il livello di rischio, significa dare segnali destabilizzanti ai mercati. “
5. […] “E’ proprio la Germania, che da quando c’è l’euro ha conseguito un doppio guadagno: da un lato, l’aumento delle esportazioni a scapito degli altri Paesi europei grazie al tasso di cambio strutturalmente favorevole e sottovalutato nel tempo; dall’altro, la riduzione dei tassi di interesse sul debito pubblico conseguente alla crisi, quando i Bund sono diventati «bene rifugio», aumentando il loro valore e riducendo il rendimento, e consentendo alle imprese tedesche di finanziarsi a tassi più bassi rispetto alle loro concorrenti di altri Paesi dell’Eurozona.
6. […] “La questione è, più che altro, quella di assicurare che tali fallimenti (“fallimenti sovrani”) non avvengano e che, pertanto, siano previste regole di ristrutturazione dei debiti sovrani che da un lato non penalizzino i risparmiatori, e dall’altro frenino il moral hazard di governi tentati dall’irresponsabilità finanziaria. […]”
7.” Si pone, dunque, il problema di stabilire ex ante meccanismi chiari di ristrutturazione dei debiti sovrani nell’area euro che non pongano vincoli non sostenibili alle economie dei Paesi interessati, evitando di creare allarme nei mercati. Insomma, bisogna uscire dal «non detto».”
8. “Anche qui, un esempio. L’Europa si trova nuovamente di fronte al problema del debito greco e deve prendere decisioni importanti entro giugno. […]Partiamo, allora, dal caso Grecia per stabilire regole generali che valgano per il futuro.”
9.” Ma torniamo all’offensiva di Weidmann, che più che alla Grecia guarda all’Italia. E non tanto per ostilità preconcetta verso gli italiani, quanto perché, come abbiamo detto, è in gioco la politica monetaria dell’Eurozona, e con essa, inscindibilmente, la politica di bilancio. La prima, infatti, rimarrà inefficace senza la seconda. Di qui l’attacco concentrico delle ultime settimane, di cui si è reso protagonista anche il ministro delle finanze tedesco, Wolfgang Schäuble, a onor del vero motivato anche da difficoltà interne alla Germania di cui, peraltro, è bene tener conto.”
10.” L’Italia non è davanti a un problema di fallimento sovrano o di solvibilità, bensì ha un problema di crescita, come il resto dell’Eurozona, ma in modo molto più grave, che richiede politiche drastiche di rilancio, a cui affiancare strategie ad hoc di rientro dal debito. Sul tema del debito pubblico, in un non lontano passato si discussero varie ipotesi di intervento, mentre oggi sembra che il problema non esista più e il governo discute solo di insignificanti limature, con orizzonti di breve o brevissimo periodo.”