Repubblica e le mogli afflitte

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Repubblica e le mogli afflitte

28 Marzo 2007

La Repubblica si sta specializzando in un nuovo
genere giornalistico, le lettere delle mogli afflitte. Taglio alto e foto per
la moglie dell’ex premier, taglio basso senza foto per la moglie del portavoce.
Dopo Veronica Lario in cerca di pubbliche scuse, oggi Repubblica accoglie Livia
Aymonino, moglie di Silvio Sircana, che nega privati perdoni.

La lettera è piena di indignazione e di orgoglio. Gronda
di senso d’appartenenza alla elite politico- culturale del paese, fatta di famiglie
protettive, di amicizie forti, di belle carriere, di passioni etiche, ottime
letture e buoni sentimenti. Il tutto condito da una forte vocazione pedagogica
per “le generazioni future”, e per“gli uomini e le donne di domani”.

Livia Aymonino è “dritta” davanti al male del
mondo, inconcussa dalla paura, pronta a “imparare” e “perdonare”.

Rimprovera aspramente i “professionisti della
bugia” e tutti quelli che hanno alzato “onde di fango”.

Aymonino è una professionista della comunicazione
e la sua lettera vibra delle note giuste, non eccede,  non strafà. Solo una svista ci permettiamo di
segnalarle: quando parlando di sé e di Silvio, dice: “siamo degli inermi”.

Gli “inermi”, signora Aymonino, sono altri. Non
quelli che possono contare su una casa editrice che acquista le foto dello
scandalo per centomila euro; e neppure quelli per i quali il garante della
Privacy improvvisa leggi e divieti su misura. Agli inermi non serve il
solitario coraggio del direttore di un giornale per essere messi alla gogna: su
di loro accorrono tutti fin dall’inizio e nessuno se ne lamenta.

Gli inermi non hanno la prima pagina di Repubblica
per quello splendido ritratto di famiglia che ella, signora Aymonino, ha così
finemente tratteggiato.

Gli inermi su quella prima pagina ci finiscono
loro malgrado.