Retroscenismo malattia infantile del nostro giornalismo

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Retroscenismo malattia infantile del nostro giornalismo

20 Novembre 2013

Il retroscenismo è quella volontà rimestatoria del giornalismo di smascherare il backstage della politica, la metà oscura della sfera pubblica. Peccato che molto spesso tali ardite e induttive ricostruzioni si nutrano di virgolettati improbabili, scoperchiando solo scenari inesistenti, non prima però di aver contribuito ad alimentare con un altro giro di giostra il circo dell’antipolitica, incrementando la sfiducia di elettori e cittadini verso chi li rappresenta.

Certo all’alluvione di boatos, maneggi occulti e trame segrete, contribuiscono anche alcuni politici con il loro personalismo, nel generale deragliamento dello spetteguless. E del resto anche quando accadono fatti di grande rilevanza la prima tentazione è raccontare cosa c’è dietro o cosa c’è sotto il celebre velo di Maya, piuttosto che affrontare con realismo cosa ci si prospetta davanti senza infingimenti.

Si prenda ad esempio la nascita del Nuovo centrodestra, evento di primo piano della politica italiana, e non solo, considerando che anche ad altre latitudini nel mondo conservatore e liberale si sta manifestando una divaricazione sempre più evidente tra forze estremiste e i moderati che non vogliono soccombere al populismo. Lo "shutdown" americano piuttosto che il lepenismo morbido insegnano.

Ci sarebbe da approfondire, insomma, ma per il notista politico medio del Belpaese è più facile cavarsela con un "non lo sapevata che…". Così apprendiamo sbigottiti che gli stregoni del Partito popolare europeo, eredi già designati degli altrettanto fantomatici euroburocrati – brindano allo strappo di Alfano e benedicono le "colombe".

E se a convincerci non bastassero questi fantasmi, della Germania e dell’America, di Obama che non è capace di far cambiare idea alla Signora Merkel e di Putin pronto a materializzarsi a Roma, ecco piombare sulle nostre teste confuse le mai documentate telefonate da Oltretevere verso i palazzi romani. La Chiesa eterno dominus della politica, Cl e la Compagnia delle Opere, i tecon e i neocon, insomma il b-movie supergettonato della politica eterodiretta.

Sarebbe doveroso anteporre a tutto questo il bene del Paese: le riforme economiche e istituzionali per far per uscire l’Italia dalla recessione, la nuova legge elettorale, la stabilità dell’azione di governo, ma chi prova a parlarne nel migliore dei casi viene accusato di ingenuità nel peggiore di fare retorica. Eppure i problemi sono proprio quelli appena elencati. La passione di rovistarci dentro però prevale su tutto, la mania dell’hellzapoppin dilaga, ritardando soluzione e comprensione.

E’ divertente, per carità, può anche essere interessante, qualche volta, destabilizzante nella maggior parte dei casi, ma l’arte del retroscena non è mai stata sinonimo di interesse dell’Italia.