Riapre il valico di Rafah e l’Egitto dà un’altra spallata a Israele

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Riapre il valico di Rafah e l’Egitto dà un’altra spallata a Israele

27 Maggio 2011

Quello che sta accadendo in Egitto è preoccupante sotto tanti punti di vista. Dalla gestione, repressiva, della politica interna, a quella della politica estera, con il cambio di rotta ormai sempre più evidente nei confronti di Israele. L’annuncio della riapertura del Valico di Rafah previsto per domenica prossima, è la classica notizia giunta come un fulmine a ciel sereno. La "Rivoluzione del Loto" finora ha provocato una serie di effetti particolarmente negativi, tra cui i processi militari contro i civili, la prosecuzione della legge di emergenza, i ritardi nel perseguire i membri del vecchio regime ma contemporaneamente la mano dura contro il vecchio Hosni Mubarak, che adesso rischia la pena di morte. Così, i giovani di Piazza Tahrir sembrano pronti a scendere nuovamente in piazza contro la giunta militare al potere. Nel frattempo, la Fratellanza Musulmana affila le armi politiche per imporsi al prossimo round elettorale.

Ma il problema del "nuovo Egitto" non è solo legato alla gestione degli interni, i veri rischi ormai sono quelli provocati da un mutamento di rotta nella politica estera che mette a rischio le relazioni stabilite fra Egitto e Israele dopo la pace di Camp David del 1979. Subito dopo la caduta del "Faraone", la giunta militare al potere aveva già dato un primo segno del nuovo corso permettendo ad alcune navi militari iraniane di passare attraverso lo Stretto di Sueze. In seguito, il Consiglio militare egiziano ha cercato in tutti i modi di favorire il riavvicinamento fra Hamas e l’ANP, ‘shiftando’ nettamente dall’ostracismo verso i palestinesi di Gaza seguito per anni da Mubarak. Oltre ai militari, a cambiare le carte in tavola ci hanno pensato anche i nuovi protagonisti, nuovi per modi di dire, della scena politica egiziana. Il premio nobel El Baradei, ex capo della AIEA, si era già espresso in favore della rimozione del blocco di Rafah. Ayman Nour, storico oppositore di Mubarak, ha detto che gli accordi di Campa David sono "finiti" o che andrebbero almeno rinegoziati. Il capo della Lega Araba, Moussa, ha fatto altre dichiarazioni non certo rassicuranti verso Gerusalemme.

Ora, tutto questo non significa per forza che si avvicina la fine della pace di Camp David e che presto ci sarà una nuova guerra fra Egitto e Israele. Fatto sta che la situazione al confine tra Gaza e il Cairo sta cambiando. Il valico di Rafah sarà aperto, inizialmente, per sei giorni alla settimana, escluso il venerdì e durante le feste. In Egitto potranno entrare gli under 18 e gli over 40 palestinesi senza visti, come pure le donne, e quegli studenti che già potevano farlo. Non è chiaro, almeno fino adesso, quali saranno le regolamentazioni per gestire il flusso dei beni di prima necessità diretti nella Striscia, così come è evidente che questa mossa influenzerà anche i traffici sotterranei tra i due Paesi. Il problema per la sicurezza israeliana infatti non viene solo da Hamas. Come ci dimostra la storia recente di questi ultimi mesi, ormai l’organizzazione islamica ha perso il controllo dei gruppi ultrafondamentalisti e terroristi che non si riconoscono più nella leadership di Haniyeh. Senza controlli e intelligence egiziana, i rischi per lo stato ebraico sono destinati ad aumentare.