Riceviamo (dall’Ucoii) e volentieri raccontiamo
19 Marzo 2009
L’avvocato mi ha suggerito di andarci cauto, eppure questa storia la devo raccontare. Da una decina di giorni a questa parte e con puntuale periodicità trovo nella cassetta postale del mio indirizzo privato una o più raccomandate provenienti da uno studio legale milanese. Fino ad oggi ne ho totalizzate otto.
Ogni lettera raccomandata è indirizzata a me come direttore de l’Occidentale e a qualcuno dei nostri collaboratori. L’oggetto è chiaramente enunciato: richiesta risarcimento danni. E a chiedere questi danni è l’U.CO.I.I. (Unione delle Comunità Islamiche d’Italia)
Gli articoli incriminati – molti più di 8, perché ad ogni autore ne sono attribuiti più d’uno – ripercorrono tutta la storia de l’Occidentale: il più vecchio risale al 30 marzo 2007 (eravamo nati da 10 giorni) e il più recente arriva al febbraio 2009. Tra le firme ci sono più o meno tutti i giornalisti che in questi due anni si sono occupati di sicurezza, immigrazione, rapporti con l’Islam, ecc…Tutti temi che stanno a cuore a l’Occidentale, che sono per certi versi “costituenti” della sua missione editoriale e giornalistica e in cui l’UCOII gioca un ruolo di prim’attore.
La formula delle lettere è sempre la stessa e recita: “Nell’articolo, il cui contenuto è integralmente diffamatorio, vengono propalate notizie false e giudizi denigratori nei confronti della mia assistita (UCOII). E’ evidente la lesione ingiustificata e gratuita all’onore, all’immagine e alla reputazione dell’UCOII arrecata dalla pubblicazione del citato articolo, il cui contenuto si contesta integralmente. Segue l’invito a risarcire immediatamente tutti i danni patrimoniali e non patrimoniali.
Non so ancora se, tornando a casa questa sera, troverò altre missive nella cassetta delle lettere. Devo dire che me lo aspetto, se come sembra, ogni articolo in cui per un verso o per l’altro sia stata citata l’UCOII (magari anche quello che sto scrivendo) è divenuto oggetto di richiesta di risarcimento.
Se davvero in ciò che abbiamo scritto, analizzato e commentato in questi due anni vi siano gli estremi della diffamazione lo deciderà un tribunale e speriamo non in tempi troppo lunghi. Intanto ci sentiamo sotto attento scrutinio, non solo per quello che abbiamo fatto sino ad oggi ma anche per quello che da oggi in poi ci troveremo a scrivere e a valutare.
Non è facile lavorare così, con la cassetta delle lettere che, giorno dopo giorno, si riempie di raccomandate.