Riciclaggio. Il pm recupera 542 milioni da Fastweb e Telecom Sparkle

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Riciclaggio. Il pm recupera 542 milioni da Fastweb e Telecom Sparkle

07 Aprile 2010

Sono stati recuperati 542 milioni di euro complessivamente da Telecom Italia Sparkle e Fastweb nell’ambito dell’inchiesta che vede coinvolte le due società in un’operazione di riciclaggio e frode fiscale. In particolare 298 milioni di euro liquidi sono stati sequestrati a Telecom Italia come capogruppo quale ristoro dell’iva evasa e pagati all’agenzia delle entrate.

Altri 123 milioni sono stati versati da Telecom Italia Sparkle con una fideiussione prestata da un importante istituto di credito quale sanzione, sovrattasse e interessi, per l’iva non pagata. Un’altra fideiussione pari a 72 milioni di euro è stata fornita da Telecom Italia Sparkle agli uffici giudiziari per coprire i debiti delle operazioni illecite, ossia il riciclaggio, a garanzia dei soldi che saranno eventualmente confiscati per gli illeciti guadagni al termine del processo. Per quanto riguarda invece Fastweb 38 milioni di euro in contanti sono stati sequestrati e già versati all’agenzia delle entrate quale pagamento del mancato versamento dell’iva dovuta. Una fideiussione di 11 milioni di euro è stata consegnata dalla società di telefonia agli uffici giudiziari a garanzia dei presunti profitti illeciti che saranno quantificati al termine del processo. L’erario non dovrà quindi attendere la fine del processo per vedere recuperati le somme oggetto degli illeciti compiuti dagli indagati.

Nelle sue casse sono infatti già entrati 459 milioni di euro. Tali versamenti di soldi sono tra i motivi che hanno permesso alle due società di telefonia di evitare il commissariamento che era stato inizialmente chiesto dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e dai sostituti Giovanni Bombardieri, Francesca Passaniti e Giovanni Di Leo. Proseguono intanto le indagini per continuare a recuperare i proventi illeciti compiuti dagli indagati. In particolare per trovare i cosiddetti "fondi neri" che sono stati creati all’estero con il reimpiego dell’iva non pagata. Beni mobili e immobili (in particolare case, ville, diamanti, gioielli, auto, barche, opere d’arte) che gli inquirenti stanno cercando anche in Paesi esteri: Gran Bretagna, Lussemburgo, Francia, Svizzera, Cipro, Seychelles, Panama, Dubai, Singapore, Hong Kong.