Riciclaggio. Mandato d’arresto per Scaglia e per il senatore Di Girolamo
23 Febbraio 2010
di redazione
I carabinieri hanno scoperto l’esistenza di una gigantesca rete di riciclaggio di denaro sporco con ramificazioni internazionali per un ammontare complessivo di circa 2 miliardi di euro che coinvolgerebbe anche Nicola Di Girolamo, senatore del Pdl eletto nella circoscrizione estera Europa, per il quale è stato richiesto l’arresto e anche l’ex ad e fondatore di Fastweb Silvio Scaglia. Il politico e l’imprenditore si trovano infatti tra le 56 persone per cui è stato disposto l’arresto nell’ambito della maxi inchiesta per riciclaggio in Italia e all’Estero. Il manager è al momento ricercato.
L’accusa è associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio e al reimpiego di capitali illecitamente acquisiti attraverso un articolato sistema di frodi fiscali. La struttura transnazionale individuata – si legge in un comunicato dei carabinieri – riciclava centinaia di milioni di euro tramite una rete di società appositamente costituite in Italia e all’estero. I capitali illeciti provenivano da una serie di operazioni commerciali fittizie di compravendita di servizi di interconnessione telefonica internazionale. Per realizzare la colossale operazione di riciclaggio, il sodalizio si è avvalso di società di comodo di diritto italiano, inglese, panamense, finlandese, lussemburghese e off-shore. L’Iva lucrata veniva incassata su conti esteri e poi i soldi venivano reinvestiti in appartamenti, gioielli e automobili.
Alcuni indagati sono stati arrestati in Usa, Inghilterra e Lussemburgo. Nelle richieste di arresto ci sono anche alti funzionari e amministratori di Fastweb e Sparkle, indicata come consociata di Telecom. Viene loro contestato di non avere adottato le necessarie cautele per evitare che le società fittizie lucrassero crediti d’imposta per operazioni inesistenti relativi all’acquisto di servizi telefonici per grossi importi.
Il mandato d’arresto contro Scaglia, e di altri ex dirigenti della società telefonica in carica tra il 2003 e il 2006, riguarda un’indagine condotta dalla Procura di Roma per una frode Iva da 400 milioni di euro. Di Girolamo, invece, viene accusato di avere legami con la mafia e di aver violato la legge elettorale "con l’aggravante mafiosa". L’Ndrangheta, tramite emissari calabresi in Germania, soprattutto a Stoccarda, avrebbe messo le mani sulle schede bianche per l’elezione dei candidati al Senato votati dagli italiani residenti all’estero e le avrebbero riempite con il nome di Nicola Di Girolamo. Sponsor di questa operazione di supporto nell’elezione del parlamentare, sarebbe stato l’imprenditore romano Mokbell, che in passato aveva fondato il movimento Alleanza federalista del Lazio e poi un partito federalista.