Ricostruzione post-sisma, i sindaci chiedono un incontro con il governo per la proroga dello stato di criticità

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Ricostruzione post-sisma, i sindaci chiedono un incontro con il governo per la proroga dello stato di criticità

20 Marzo 2012

A dieci anni di distanza dal terremoto del 2002 la ricostruzione in Molise è in fase di stallo e la macchina organizzativa dei comuni che gestisce la “fase di emergenza” è bloccata. Senza la proroga del cosiddetto “stato di criticità”, infatti, le amministrazioni locali non possono avvalersi di tecnici esperti per rimettere in moto appalti e cantieri. Eppure i fondi per continuare la ricostruzione ci sono: circa 340 milioni di euro già pronti per essere impiegati.

Ma non è solo una questione burocratica. Il governo Monti vuole tagliare i costi della gestione del terremoto che in Molise ammontano a circa otto milioni di euro all’anno. L’Esecutivo punta a dimezzare queste risorse che vanno a coprire le spese per gli incarichi dei tecnici a disposizione dei comuni. Sono più di 200 i professionisti che da 10 anni collaborano con le amministrazioni locali nella fase di ricostruzione. “In altre regioni colpite in passato dal sisma sono stati tutti stabilizzati con contratti a tempo indeterminato, mentre in Molise si sta usando un altro parametro”, ha spiegato Cristian Di Paola, presidente del Coordinamento nato proprio a difesa dei tecnici comunali. La Regione ha posto la questione sul tavolo del governo nazionale, ma la risposta è stata “tiepida”. La copertura dei contratti potrebbe esserci solo fino ad aprile, poi le amministrazioni dovrebbero arrangiarsi: almeno, questo è ciò che è trapelato, anche se al momento non c’è nulla di ufficiale.

Per i sindaci dei comuni colpiti dal terremoto del 2002 la risposta del governo Monti è inaccettabile. “Impossibile in questo modo far partire nuovi cantieri – spiegano gli amministratori locali – anche la ricostruzione “pesante” è praticamente bloccata”. A protestare sono soprattutto i sindaci dei centri del “cratere sismico”, quelli che hanno subito maggiori danni dalla scossa del 31 ottobre 2002. Tra questi c’è anche San Giuliano di Puglia, in provincia di Campobasso, dove sotto le macerie della scuola Jovine morirono 27 alunni e una maestra. Gli amministratori si sono messi in moto per far ripartire la ricostruzione, ma i rapporti con il governo nazionale restano tesi. I quattordici sindaci dei comuni più colpiti dal terremoto sono andati ieri in Prefettura a Campobasso per consegnare le fasce tricolore al rappresentante del governo in segno di protesta per la mancata proroga dello stato di criticità. “Nessun passo indietro – hanno detto al vice prefetto Laura Scioli, che li ha accolti – andremo avanti fino in fondo”.

Gli amministratori chiedono un incontro a Roma per sottoporre la questione direttamente all’Esecutivo. L’obiettivo resta quello della firma del decreto di proroga. I sindaci fanno pressione anche sulla Regione per trovare una soluzione alla fase di stallo, ma il governo locale ha le mani legate. Nel frattempo, la questione sulla ricostruzione post terremoto si è spostata in Consiglio regionale e anche il presidente della Giunta, Michele Iorio, si è detto insoddisfatto della risposta del governo nazionale. "Abbiamo chiesto con insistenza di concedere la proroga dello stato di criticità post terremoto fino al 31 dicembre 2012 – ha detto in aula – ma fino ad oggi non abbiamo avuto risposte se non quella che indica la data di scadenza al prossimo 30 aprile". Iorio ha anche ammesso di aver presentato una proposta per ridurre i costi della gestione post sisma, ma senza ottenere, per il momento, nessuna concessione sulla proroga.

Intanto, i sindaci non sono disposti a mollare e annunciano a breve altre iniziative di protesta per “far valere le loro ragioni e quelle dei cittadini”. Qualche sacrificio, però, è inevitabile per far quadrare i conti di una fase di emergenza che va avanti da dieci anni. Allo stesso tempo, il governo centrale è chiamato a fare la sua parte perché è inutile – e persino contraddittorio – concedere 340 milioni per continuare la ricostruzione in Molise se poi non si mettono i comuni nelle condizioni di poter gestire questi fondi.