
Rifiuti: niente di nuovo nel piano De Gennaro

22 Gennaio 2008
L’emergenza rifiuti in Campania ha un nuovo piano per la sua
risoluzione. Stavolta a firmarlo è il supercommissario De Gennaro.
Dopo quindici anni di commissari ordinari, al Governo hanno pensato che per
decifrare l’enigmatico mistero che tiene la regione sotto cumuli di immondizia,
occorresse elevare il titolo. Ecco, dunque, arrivare il supercommissario;
fantascientifico l’obiettivo, soprattutto se paragonato al recente passato:
riportare il trattamento dei rifiuti a una gestione ordinaria entro tre mesi.
Mentre al governo cercano ancora di capire il ruolo che avrà l’esercito,
inviato per il momento a ripulire le strade e liberare gli accessi alle scuole,
come se si spalasse la neve, De Gennaro ha presentato alla stampa il suo piano
precisando che si tratta solo di un primo intervento. In sostanza si tratta di
fronteggiare l’emergenza dell’emergenza.
Discariche – Non una, ma più discariche con l’aggiunta di
diversi siti di stoccaggio. Tre le discariche individuate da riattivare.
Riapriranno quelle di Difesa Grande ad Ariano Irpino, che avrà una capacità di
42mila tonnellate, di Villaricca, con una capacità di 35mila tonnellate, e di
Montesarchio, per 21mila tonnellate. I siti di stoccaggio provvisorio saranno
allestiti nell’arco di sette-dieci giorni a Marigliano, Pianura e Ferrandelle
(comune di Santa Maria la Fossa), per circa 600mila tonnellate cui si
aggiungono le 300mila di Macchia Soprana, nel comune di Serre.
Dunque fino a ora nulla di nuovo all’orizzonte. La bontà del piano
Bertolaso o almeno la sua inevitabilità, è confermata dal percorso
tracciato in queste settimane per conseguire finalmente risultati tangibili
attraverso l’eliminazione dei rifiuti dalle strade. Una volta raggiunto
l’obiettivo, la priorità sarà rappresentata dalla necessità di ripensare
completamente l’intero processo di smaltimento dei rifiuti. Per De Gennaro sarà
fondamentale, nell’arco di massimo due settimane, arrivare al fermo degli
impianti cdr (combustibile derivato dai rifiuti) per poterli rimettere a norma
e riconvertirli in modo da trasformare i rifiuti, dopo il trattamento, “secondo
le modalità che le istituzioni locali avranno individuato come le più
opportune”. Oggi i cdr costituiscono l’unico mezzo di smaltimento dei rifiuti e
fino ad allora non si potrà lavorare sulla loro messa a norma. Il che significa
che si continueranno a seguire procedure illegali e realizzare ecoballe fuori
norma.
Emergenza senza fine – L’unica certezza, tuttavia, è
costituita al momento dalla presenza sulle strade campane di circa 250 mila
tonnellate di rifiuti solidi urbani. Questo significa che al termine del
processo di raccolta straordinario, le discariche e i siti di stoccaggio
temporaneo, avranno esaurito gran parte della loro capienza. E’ bene rammentare
che la produzione annuale di rifiuti nella regione è pari a poco meno di 3 milioni
di tonnellate, con la sola provincia di Napoli che ne produce più della metà
(1,6 milioni di tonnellate all’anno).
Efficacia del piano – La riuscita del piano non può
prescindere da una serie di fattori esterni e più volte nel corso della
conferenza stampa, l’ex capo della polizia, ha tenuto a precisare che la sua
stessa tenuta è strettamente correlata al funzionamento senza intoppi di tutti
gli ingranaggi. Tra questi è compreso anche l’accettazione da parte delle
popolazioni locali delle soluzioni prospettate. Un auspicio puramente
illusorio. A poche ore dall’annuncio sono riesplose le proteste sul territorio:
a Napoli in diversi quartieri, e soprattutto nelle città in cui è prevista la
riapertura delle discariche. I comitati civici, guidati dagli amministratori
locali, sono già in prima linea per impedire la riuscita del piano stesso. Le
vicende di Pianura sono emblematiche. La violenza e l’ostracismo pagano. Nel
quartiere degradato di Napoli si è riusciti, in quindici giorni di guerriglia,
a bloccare ogni operazione costringendo a un ripensamento dell’intero piano e
alla sostituzione di commissari appena nominati. Per il momento Pianura non
avrà più la sua discarica, peraltro sequestrata dalla magistratura, ma solo un
piccolo sito di stoccaggio dei rifiuti. Lo stesso che verrà predisposto in un
altro quartiere periferico della città, a Gianturco, presso la ex manifattura
dei tabacchi. Anche qui c’era un avveniristico progetto di riqualificazione mai
partito, anche qui la gente si sente presa in giro e si è già attivata con
blocchi stradali.
Su questo punto De Gennaro ha precisato di non avere poteri. Si tratta di
intraprendere operazioni tese a tutelare l’ordine pubblico che esulano dalle
competenze del commissariato.
Raccolta differenziata – De Gennaro non punta solo
all’ottenimento di un risultato di breve periodo. L’intenzione è quella di dare
una sferzata decisiva alla raccolta differenziata. Il commissario si spinge su
un terreno minato: in Campania i livelli di raccolta sono a dir poco imbarazzanti
e non esistono strutture adeguate che possano far prevedere un incremento. Non
si capisce quali strumenti verranno adottati affinché si realizzi una
inversione di tendenza concreta rispetto al passato. Fino ad oggi ci si è
appellati più al senso civico della popolazione che alla proposta di incentivi
e di sistemi di raccolta efficienti. Il risultato è impietoso: 10,6% di
raccolta differenziata realizzata in tutta la regione nel 2006.
La megapattumiera – Centodieci giorni per riempire quello che
De Gennaro ha definito un enorme buco in cui far confluire un milione di
tonnellate di rifiuti. Tre mesi per spegnere l’ennesima emergenza, in attesa
che ne riesploda un’altra di lì a pochi mesi e si cerchi un nuovo responsabile
per guidare la risoluzione. È esattamente ciò che accade da anni. Restano i
problemi di fondo, irrisolti. Chi gestirà il processo di smaltimento dei
rifiuti una volta esaurito il compito di questo supercommissario a tempo? Chi
contrasterà la resistenza della popolazione locale, organizzata in comitati
civici particolarmente combattivi, e come? Se anche il piano De Gennaro, che
non risolve il problema ma lo tampona, dovesse portare ai risultati sperati,
quanto tempo dovremo attendere prima che si materializzi la prossima emergenza
sul territorio?