Riflettiamo senza ipocrisia sulla proposta del governo di abolire il valore legale del titolo di studio
23 Gennaio 2012
di F. C.
Sono completamente d’accordo con la proposta allo studio del governo Monti di abolire il valore legale della laurea. Anzi, più in generale riterrei giusto estendere il discorso al valore legale del titolo di studio in generale.
Come riportato oggi in un articolo del Corriere della Sera (“I dubbi dei rettori sul ‘federalismo’ delle lauree” a firma di Lorenzo Salvia), le strade da seguire in questa direzione potrebbero essere due. La prima è quella più drastica di abolire il valore legale del titolo di studio, nel senso che l’elemento di valutazione si sposterebbe sulla reputazione dell’università.
La seconda ipotesi, più soft, è quella di eliminare il voto di laurea dal calcolo del punteggio nei concorsi pubblici.
Nell’articolo del Corriere sono riportati i dubbi e i diversi punti di vista dei rettori dei maggiori atenei italiani.
E’ un tema sul quale vale la pena riflettere, senza timori, tenendo conto che nel tempo gli obiettivi dei sistemi educativi sono molto cambiati. E questa considerazione vale anche, forse, soprattutto, per la scuola dell’obbligo.
Oggi la sfida educativa non è più quella di immettere nozioni, ma quella di valorizzare il merito e selezionare i migliori. In Italia il proliferare di atenei ha sicuramente mortificato la ricerca dell’eccellenza.
Ben venga quindi un sistema di selezione meritocratico, per cui non ogni laurea e non ogni università è uguale all’altra. Così si crea un sistema davvero concorrenziale… e vinca il migliore.