Riforma della Giustizia: il Cav. tira dritto nonostante il freno della Lega

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Riforma della Giustizia: il Cav. tira dritto nonostante il freno della Lega

17 Luglio 2008

La riforma delle giustizia è una “priorità nazionale”. Silvio Berlusconi apre un nuovo fronte, quello della modifica dell’ordinamento giudiziario. Dopo aver incassato il sì definitivo di Camera e Senato sulla “blocca processi” e quello parziale del lodo Schifani, che adesso sarà all’attenzione di Palazzo Madama, il Cavaliere è pronto ad affrontare un altro delicato capitolo del tema giustizia in Italia.

Una riforma che il premier considera necessaria al punto che a chi ha avuto modo di ascoltarlo di persona avrebbe confidato di essere “determinatissimo” (“non mi fermerà nessuno”, avrebbe detto). Il tutto legato alla convinzione che ormai “la giustizia è usata per condizionare l’economia e la politica”. Parole e programma di fuoco che il Cavaliere ieri ha accennato ai suoi europarlamentari durante un pranzo di lavoro.

E’ la seconda volta in quarantotto ore che Berlusconi utilizza una riunione per stilare la road map dell’azione di governo. Lo aveva fatto l’altro ieri alla riunione con i deputati del Pdl nella Sala della Regina, lo ha fatto ieri a pranzo con gli eurodeputati azzurri. Ma se due giorni fa si era limitato ad analizzare le problematiche politiche in generale, indicando che il dialogo non è possibile con il Pd e che sulle riforme “andremo avanti da soli”, stavolta il Cavaliere punta in alto ed in particolare all’ordinamento giudiziario, "una priorità nazionale” da fare subito, probabilmente già a settembre.

Gli interventi per il leader del Pdl dovrebbero essere “radicali”, tanto da “cambiare dalle fondamenta” l’ordinamento giudiziario. Entrando nel merito delle riforme da attuare il Cavaliere ai commensali avrebbe spiegato che il punto di riferimento resta il programma sulla giustizia del 2001 e che quindi l’ipotesi è quella di presentare un pacchetto di riforme che conterrebbe la  riforma del Csm, la separazione delle carriere, l’obbligatorietà dell’azione penale ed infine anche il ripristino dell’immunità parlamentare.

In realtà però, secondo alcuni Berlusconi starebbe pensando ad un comitato di saggi che studi i punti chiave della riforma della giustizia. Un gruppo di lavoro composto da giuristi ed esperti che dovranno collaborare all’impostazione di una “riforma radicale” della giustizia. Tra i nomi che si fanno per questo comitato quello del senatore a vita Francesco Cossiga e dell’ex giudice costituzionale Vaccarella.

Attenzione però anche alla questione intercettazioni. Questione sulla quale il Cavaliere non intende arrettrare di un centimetro (è convinto della necessità di andare “avanti tutta” nel limitarne l’utilizzo).

Una road map impegnativa che però giunge proprio nel momento più basso dei rapporti con l’opposizione ed in generale anche di maggiore tensione politica. Ma a prima vista le parole del premier hanno prodotto maggiori problemi nella maggioranza, con la Lega poco disposta ad affiancare il premier su questo fronte e soprattutto non molto convinta che la riforma sia effettivamente “una priorità nazionale”.

A contenere la determinazione di Berlusconi ci ha infatti pensato subito il ministro Calderoli il quale poco dopo le indiscrezioni sul pranzo del premier ha precisato che “sulle riforme abbiamo fatto una tabella temporale” e quella della giustizia “in questa tabella non c’è”. Una frenata che però “non vuol dire che la riforma non si fa” ma che “si fa dopo”. In breve c’è “il federalismo fiscale, il codice delle autonomie e la Finanziaria, poi la riforma Costituzionale. Il 2008 è un anno che mi sembra pieno”.

Tabelle di marce a parte è evidente che dalle parti della Lega non c’è per il momento alcuna volontà di spingere l’acceleratore sulle tematiche giudiziarie. Non solo: il timore che si respira negli ambienti leghisti è che l’aumento del clima di scontro, soprattutto con l’opposizione, possa mettere a rischio il progetto di riforma in senso federale del sistema fiscale e di quello costituzionale. Due punti che stanno in cima ai pensieri dei dirigenti del Carroccio e su cui la Lega Nord non ha alcuna voglia di transigere.

Non a caso Calderoli ieri ha pure annunciato di aver inviato ai ministri Tremonti e Bossi la sua proposta di federalismo fiscale, un gesto che suona come un messaggio ancora più chiaro al Cavaliere. Dal Pdl però si cerca di smussare gli attriti con il Carroccio. Il capogruppo al Senato, Maurizio Gasparri, ad esempio è intervenuto per assicurare che “c’è tempo per tutto. E’ lungo l’autunno. Dalla metà di settembre a Natale, con il ritmo che abbiamo e con i numeri che abbiamo, possiamo approvare un sacco di cose”. Pensiero condiviso anche dall’altro capogruppo del Pdl a Montecitorio, Fabrizio Cicchitto, certo anche lui che  “in autunno c’è tempo per fare una riforma globale della giustizia e per realizzare il federalismo fiscale. Il prossimo autunno sarà contrassegnato da questo doppio impegno”. Parole distensive che però non nascondono l’esistenza di un disagio che serpeggia nella maggioranza.

Dalle opposizioni arriva invece una chiusura netta a qualsiasi ipotesi di modifica dell’ordinamento giudiziario. Come sempre l’affondo più pesante giunge dal leader di Idv, Antonio Di Pietro, secondo il quale “l’unica cosa a cui pensa il capo del governo è quella di avere l’immunità parlamentare e di bloccare l’azione penale e criminalizzare l’organo di autogoverno”. Progetto che per l’ex pm era quello “della P2 e che il governo sta portando avanti: un progetto criminogeno”. Meno di effetto ma comunque molto critiche le reazioni dal Pd, con il ministro ombra della Giustizia, Lanfranco Tenaglia, che giudica come “operazione pericolosa”  il tentativo “di Berlusconi di fare della giustizia il simbolo dei mali del paese per risolvere i suoi problemi personali e per distrarre gli italiani dalla crisi economica. È una controriforma che rinnega la Costituzione e rischia solo di lasciare macerie”.

Rilievi critici giungono anche da alcuni esponenti del Csm come Livio Pepino, togato di Magistratura democratica spiega: “Lo avevo detto quando il ministro era stato qui: non facciamoci troppe illusioni. I fatti ci stanno dando ragione. C’è una mancanza di volontà di dialogo reale”. Per il momento, continua Pepino, “siamo nella fase delle iniziative legislative utilizzate come messaggi” che però sono “profondamente negativi e inutili per l’efficienza del servizio, dannosi per l’indipendenza dei magistrati e dunque per la qualità della giurisdizione”.

Invece Giuseppe Maria Berruti della componente togata di Unità per la Costituzione (Unicost) sottolinea che “quando il ministro venne al Csm sembrò che volesse concentrare la sua attenzione da subito sui processi. Prendo atto che l’intento è mutato, ciò rientra nella sovranità politica. Ma mi auguro che quando si potrà riflettere a distanza di qualche tempo da qualche vicenda giudiziaria che in questi giorni sta catalizzando anche troppe emozioni, il governo voglia comunque mantenere con il Csm il rapporto assai promettente che un paio di mesi fa ci era sembrato di constatare”.

Più cauto, infine, Antonio Patrono di Magistratura Indipendente, per il quale “va bene riforme anche profonde purchè però “siano efficaci per risolvere i veri problemi”. Dichiarazioni e prese di posizione che preannunciano una nuova stagione di tensione tra politica e magistratura per la quale servirà davvero quella “determinazione” di cui Berlusconi ha parlato con i suoi eurodeputati.