“Riforme, apriamo anche alle opposizioni”

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“Riforme, apriamo anche alle opposizioni”

“Riforme, apriamo anche alle opposizioni”

02 Gennaio 2014

Primo messaggio: prima dell’estate potremmo avere la nuova legge elettorale e almeno la prima lettura da parte delle due Camere della riforma costituzionale che eliminera’ il bicameralismo perfetto. Con la nascita della Camera dei territori in luogo del Senato, e la riduzione del numero dei parlamentari. Secondo messaggio: non possiamo buttare a mare i risultati maturati nel 2013, per varare le riforme serve che ognuno garantisca una quota di responsabilità. Per il ministro Gaetano Quagliariello sono questi i due pilastri intorno ai quali ruoterà l’agenda politica di inizio anno.

Ministro, Renzi continua a premere per un patto per le riforme con un preciso cronoprogramma. E’ possibile iniziare a definirlo?

«Penso sia possibile avere per l’inizio dell’estate il ”sì” in prima lettura da parte delle due Camere di una riforma istituzionale che definisca la fine del bicameralismo perfetto e la riduzione del numero dei parlamentari e, contemporaneamente, la nuova legge elettorale».

Un cronoprogramma realistico?

«Le linee d’azione per le riforme si dovranno sviluppare lungo più direttrici».

Quali linee d’azione?

«Innanzitutto la riduzione dei costi della politica: abbiamo già fissato dei punti fermi come il decreto sul finanziamento dei partiti e il primo ”sì” all’eliminazione delle province. Su questo fronte andremo avanti con l’eliminazione di altri organismi ormai superflui e con norme per diminuire le municipalizzate e altri enti subregionali».

E poi?

«Il superamento del bicameralismo perfetto non è solo essenziale per una nuova legge elettorale efficace. Servirà anche a far nascere una Camera dei territori che abbia inoltre funzioni di controllo e di garanzia, i cui membri dovranno essere rappresentanti delle realtà regionali e municipali».

Cos’altro bolle in pentola?

«La nascita di una Camera di compensazione fra il centro e i territori facilita la revisione del Titolo V della Costituzione. Poteri e competenze fra Stato, Regioni e Comuni devono essere ridefiniti per evitare il contenzioso permanente degli ultimi anni. E infine…».

Infine?

«Dopo quanto accaduto con gli ultimi decreti, mi sono impegnato a riformare i rapporti fra governo e Parlamento in particolare sulle leggi di spesa. Questo obiettivo lo si può raggiungere integrando l’articolo 81 della Costituzione e modificando i regolamenti parlamentari. Su quest’ultimo punto si potrebbe applicare senza perdere tempo l’intesa già raggiunta nel 2012 in Senato fra il centro-sinistra e il centro-destra».

Torniamo al punto: ritiene fattibile l’avvio di una fase di riforme e di un cronoprogramma ad essa collegato?

«Il lavoro preparatorio è stato già fatto in gran parte. Nei prossimi giorni presenteremo gli atti della commissione dei saggi con le varie ipotesi che aiuteranno il Parlamento e i partiti a orientarsi. L’accordo di programma per il 2014 di cui si parla, dunque, non solo può essere presto definito dalla maggioranza, ma dovrà superarne i confini per ricevere ed eventualmente accogliere integrazioni e suggerimenti delle opposizioni. Su questa materia l’accordo di maggioranza è solo un punto di partenza: nessuno può vantare né poteri di veto né di esclusiva».

Una domanda sulla legge elettorale. E’ certo il via libera del Nuovo Centrodestra al doppio turno nazionale secondo il modello proposto dal professor D’Alimonte?

«Quel tipo di doppio turno, se unito alla fine del bicameralismo perfetto, è quello che più si avvicina agli obiettivi di ricreare una dinamica bipolare, far scegliere il governo agli elettori e dare stabilità al sistema. Per i dettagli – preferenze o collegi, numero delle circoscrizioni e altro – è bene attendere il testo della sentenza della Corte Costituzionale sul Porcellum».

Il presidente Napolitano ha chiesto con decisione di passare dalle parole ai fatti.

«Napolitano ha fatto bene a ricordare da dove si parte: il 2013 ha visto il superamento della dinamica che ha governato il sistema negli ultimi vent’anni. Inoltre segnali di svolta si avvertono sull’economia, a partire dal minimo storico dello spread e dall’inversione di tendenza del Pil. Sarebbe sbagliato gettar via tutto questo. E le riforme servono proprio a consolidare questi segnali e a chiudere una difficile transizione».

(Tratto da Il Messaggero, intervista di Diodato Pirone)