Riforme costituzionali, la Cdl si asterrà
17 Ottobre 2007
di redazione
I capigruppo dei partiti di centrodestra alla Camera riferendosi al lavoro in Commissione Affari Costituzionali hanno annunciato che la Cdl si asterrà sul testo di riforme costituzionali.
Si vuole infatti sottolineare che “il proseguimento dell’iter parlamentare della legge non può essere inteso come una sorta di salvacondotto per la sopravvivenza di un Governo ormai al termine della sua corsa”.
E l’autorevole conferma è del leader di An, Gianfranco Fini. “Abbiamo una posizione unitaria – ha affermato Fini – Si va verso l’astensione motivata”. Gianni Alemanno ha spiegato che la decisione presa dal centrodestra dipende dal fatto che “la formulazione del Senato federale che esce dal testo non è chiara e non è adeguata a creare un vincolo forte fra le autonomie regionali e quello che è l’interesse nazionale”. La Cdl “è favorevole al taglio dei parlamentari – ha aggiunto – ma riteniamo che l’attuale formulazione del Senato federale sia inadeguata”. Elio Vito, capogruppo di FI, ha spiegato che tra le condizioni poste dalla Cdl c’è quella di far partire l’esame della legge elettorale dalla Camera e non dal Senato.
In mattinata lo stesso Fini aveva definito “gravi” eventuali divisioni della Cdl in commissione Affari Costituzionali, anche perchè “non conviene dare l’impressione di essere ostili nel rinnovare la Costituzione”. E poi, ha osservato, “non c’è nessun nesso tra il voto di oggi in Commissione e la durata del governo Prodi”.
Luca Volontè, capogruppo Udc alla Camera, ha spiegato che “l’astensione è un credito verso la maggioranza. Le riforme sono necessarie al Paese, ma nel testo della Commissione ci sono ombre da dipanare in Parlamento”.
La principali novità del testo di riforma costituzionale su cui la prima commissione della Camera ha votato il mandato al relatore a riferire lunedì in aula, con il voto favorevole della maggioranza, escluso il Pdci, e l’astensione di tutti i gruppi del centrodestra, riguardano la proposta di un Senato Federale, la riduzione del numero dei parlamentari, l’abbassamento dell’et