Riforme, Gasparri: “Il Pdl acceleri sull’elezione diretta del premier”

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Riforme, Gasparri: “Il Pdl acceleri sull’elezione diretta del premier”

07 Settembre 2009

Nella prima pagina dell’agenda di lavoro che tra pochi giorni il Pdl riaprirà in Parlamento, Maurizio Gasparri presidente dei senatori del Popolo della Libertà, ci mette il capitolo riforme e sollecita un’accelerazione sulle modifiche costituzionali necessarie ad introdurre l’elezione diretta del presidente del Consiglio. L’analisi si apre poi ai temi che infiammano il dibattito politico: dal biotestamento al caso Feltri-Boffo passando per l’Udc e i rapporti tra Pdl e mondo cattolico.

Presidente Gasparri, federalismo fiscale e nuovo modello istituzionale sono i due cardini entro i quali il governo intende imprimere un’azione riformatrice. Ma la gente che fa i conti con gli effetti della crisi vuol sapere se, per esempio, col federalismo fiscale le tasse diminuiranno. Cosa risponde?

Sono fiducioso per definizione ed auspico che nella fase attuativa del federalismo fiscale si possa arrivare a diminuire il peso delle tasse che grava su famiglie e imprese, anche se si tratta di un percorso faticoso  perché dobbiamo transitare strutture e opportunità dentro uno nuovo schema operativo che non coinvolge solo il livello centrale ma chiama alle proprie responsabilità soprattutto gli enti locali. Quanto alla stagione delle riforme, ritengo che il Pdl dovrebbe accelerare sulle modifiche costituzionali necessarie ad introdurre l’elezione diretta del presidente del Consiglio. Questo nel Paese c’è già, gli italiani lo vogliono. Si tratta di comprendere che la nostra Costituzione non è un testo intangibile e in alcune sue parti appare superato dalla modernità e dalla complessità dei tempi che viviamo.

Tuttavia per  farlo occorre condividere l’obiettivo con l’opposizione.

Il Pdl dovrà fare una proposta complessiva e articolata e avviare il confronto con l’opposizione, ma poi se non si potrà  fare tutto, almeno l’elezione diretta del premier la dovremo fare, anche agendo a maggioranza se alla fine del percorso non dovesse esserci convergenza con le minoranze. In sostanza, massima disponibilità al dialogo ma poi dovremo decidere.

La vicenda Feltri-Boffo può creare un corto circuito tra Pdl e mondo cattolico?

La migliore risposta è quella dei fatti, non sta nelle congetture tantomeno nelle polemiche strumentali.  Non c’è dubbio che la vicenda Feltri-Boffo abbia creato alcune difficoltà, senza  tuttavia che il Pdl lo abbia voluto o determinato. Ora occorre smentire tutto ciò coi fatti su temi centrali e mi riferisco alla scuola, alla famiglia, ai temi etici dal testamento biologico ai necessari approfondimenti sulla RU 486.

Il presidente dei deputati Pdl Cicchitto ha detto che questa storia ha allentato i rapporti con i cattolici. Lei che ne pensa?

Più che allentato ha offerto l’arma per sollevare un polverone a quanti stanno con la parte che danneggia, mortifica e  calpesta i valori cattolici. Mi domando, ad esempio, come facciano certe associazioni cattoliche a propendere per lo schieramento di centrosinistra che sempre più relega i valori del cattolicesimo in posizioni marginali. Il nostro orientamento, invece, è in sintonia con il mondo cattolico. Adesso dobbiamo agire affinchè questa speculazione venga meno. C’è poi un altro aspetto…

Quale?

Si parla tanto del conflitto di interessi di Berlusconi e si annunciano addirittura manifestazioni di piazza per difendere la libertà di informazione, ma la vicenda Feltri-Boffo dimostra esattamente il contrario. Noi del Pdl paghiamo le conseguenze di iniziative giornalistiche – legittime anche se a mio avviso inopportune – assunte in totale autonomia.

Non pensa che le frizioni col mondo cattolico possano avvantaggiare Casini e rendere l’Udc l’interlocutore privilegiato della Chiesa, sottraendo così al Pdl una fetta di elettorato?

Non dobbiamo regalare posizioni a nessuno. Anche perché quasi sempre sui valori fondanti della nostra società c’è naturale sintonia tra la Chiesa e il Pdl. In altre parole, c’è un idem sentire che poi interpretiamo come partito senza ovviamente appiattirci sulle posizioni delle gerarchie ecclesiastiche. Al di là degli atti politici ci sono una serie di relazioni e un dialogo che non si sono mai interrotti con la Chiesa. Il fatto che alla Summer School sia venuto a parlare monsignor Fisichella è il frutto della credibilità del Pdl. Certo, Casini ci fa concorrenza politica e questo è sempre stato; ma non credo partecipi a una gara di ostentazione. Per noi contano i fatti e i fatti stanno nell’azione che abbiamo portato avanti fin qui e negli obiettivi che caratterizzeranno i prossimi mesi.

Parliamo dei fatti, allora. L’indagine conoscitiva al Senato sulla pillola abortiva la fate sì o no?

La faremo sicuramente e su questo c’è la posizione convergente della Lega. Il presidente Schifani ha apprezzato la nostra iniziativa, come pure i vertici dei gruppi parlamentari. Ho letto che perfino autorevoli esponenti del centrosinistra approvano; dunque ci prepariamo ad approfondire questa tematica in commissione garantendo il dibattito più ampio. Tutte le altre voci esterne che dissentono hanno certamente il nostro rispetto ma per noi sono irrilevanti e irricevibili.

Vale anche per il testamento biologico?

Credo che il lavoro che abbiamo portato a termine in Senato vada rispettato. Noi non ci prestiamo al gioco delle interferenze, non ne abbiamo tenuto conto a Palazzo Madama  e credo sarà così anche a Montecitorio. Auspico che alla Camera il nostro lavoro possa essere considerato valido; certo non lo voglio imporre ma intendo affermarlo.

La sinistra accusa il Pdl di nascondere dietro il voto secondo libertà di coscienza la mancanza di una linea di partito. Cosa risponde?

Su questioni eticamente sensibili il Pdl ha sempre lasciato libertà di coscienza ai parlamentari, ma questo non significa che non ci sia una linea politica. La linea c’è ed è quella scaturita dal Senato, chi non è d’accordo è legittimo e naturale che dissenta ma noi siamo ben lontani dal diktat di Bersani che dice che ci sono singole coscienze ma poi tutti si devono adeguare a quello che il partito dice di fare. La considero una posizione stalinista che il Pd rilancia perché teme il dissenso della sua componente cattolica.

Eppure sulla bioetica anche nel Pdl ci sono posizioni contrastanti, a partire da quelle espresse e ribadite dal presidente della Camera Fini.

Rispetto le affermazioni di principio ma non gradisco i tentativi di compressione, anche se negli ultimi giorni ho visto più prudenza da parte di tutti. Chi accetta di ricoprire un ruolo istituzionale deve essere in grado di coniugarlo col le proprie idee politiche e il percorso che ha fatto, talvolta anche autolimitandosi nelle modalità di espressione in relazione al profilo istituzionale. I presidenti di Camera e Senato sono i garanti di tutti, lo sono nei confronti delle minoranze ma anche nei confronti della maggioranza. Faccio un esempio…

Prego.

Se uno è autista di un pullman deve avere la patente, rispettare il codice della strada, non bere alcolici mentre è alla guida; in altre parole ha dei vincoli relativi alla sua professione. Se uno invece è il passeggero di quel pullman mentre viaggia può leggere, ascoltare musica, osservare il panorama paesaggistico.

Si parla tanto di formazione della classe dirigente, a Frascati si è appena conclusa la Summer School che quest’anno ha raddoppiato i propri iscritti. Ma il Pdl quanto e come investe sulle giovani leve?

Nel mio percorso in An ho considerato centrale la formazione dei giovani ed io ho sempre avuto con loro un rapporto molto diretto. Elemento ben presente anche nel Pdl e la Summer School che quest’anno ha visto Italia Protagonista insieme alla Fondazione Magna Carta ne è una prova tangibile.  Secondo me dovremmo lavorare sulla formazione dei giovani in maniera più trasversale.