Riforme, immunità: non sarà centrale ma se ne può parlare

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Riforme, immunità: non sarà centrale ma se ne può parlare

22 Giugno 2014

I grillini dicono di volersi sedere al tavolo delle riforme con governo e maggioranza ma con il passare dei giorni e delle ore ci avviciniamo al momento fatidico: quando bisognerà confrontarsi sui provvedimenti e votarli in aula. Allora capiremo chi le riforme le vuole davvero e chi le usa invece come una grancassa per recuperare il consenso calante, pronto a far saltare il tavolo su questo o quell’aspetto del testo su cui speriamo si raggiunga presto una intesa definitiva. Si prenda il tema della immunità che il vicepresidente della Camera Di Maio (M5S) giudica "l’ennesimo vergognoso privilegio della politica", chiedendo al Pd di "trovare una alternativa" e di non usare "alibi" per inserire l’emendamento proposto in Senato nel testo della riforma. Discutiamone, dice il ministro Boschi, ma non trasformiamo la questione in un punto decisivo della riforma perché non lo è. Discutiamone, benissimo: del resto basterebbe che i partiti si impegnassero a non eleggere in Senato chi ha conti aperti con la giustizia. Ma detto questo, non si capisce perché il tema debba essere preventivamente espunto dal dibattito, tanto più che nessuno si sogna di toglierla ai deputati. Gia’ ridimensionata dopo Tangentopoli, l’immunità non se l’e’ inventata "la casta" ma la garantirono nella Carta i Padri Costituenti. Altro che alibi.