Riforme, Quagliariello a Fitto: “Basta polemiche, lavoriamo sulla giustizia”

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Riforme, Quagliariello a Fitto: “Basta polemiche, lavoriamo sulla giustizia”

Riforme, Quagliariello a Fitto: “Basta polemiche, lavoriamo sulla giustizia”

12 Ottobre 2013

"In un mondo globalizzato e nel pieno della crisi economica, la differenza viene fatta dalle istituzioni e dalla loro capacita’ di tenuta. Da qui deriva l’inderogabile necessità delle riforme: il Paese può ripartire se il processo di riforma va avanti, e questo aiuterebbe anche la ripresa economica, oppure tutto può involvere verso una situazione di sfaldamento istituzionale". Lo ha detto il ministro Gaetano Quagliariello intervenendo a Cogne al forum italo-francese sulle riforme. "Questa – ha osservato – è anche la matrice del dibattito sul governo di larghe intese: sminuirlo a un mero confronto interno o ricondurlo alla categoria del ‘tradimento’ significa eludere il nodo di fondo. Anche il tema della giustizia rientra in questo contesto. Io credo infatti che la riforma dello Stato abbia bisogno della riforma della giustizia, sono due facce della stessa medaglia. Ma se si prescinde da una prospettiva di riforma generale che dia forza alla politica e alle istituzioni si finisce solo per perpetuare uno scontro distruttivo che è alla base di molte occasioni perse dal nostro Paese".

Sulla legge elettorale, il ministro ha detto: "Io credo che la politica dovrebbe correggere la legge elettorale prima della Corte costituzionale. Ma non bisogna confondere questo intervento di messa in sicurezza con la legge elettorale a regime che dovrà arrivare insieme alle riforme istituzionali e alla nuova forma di governo". "Per troppo tempo – ha proseguito Quagliariello – si è commesso l’errore di credere che la sola legge elettorale fosse sufficiente a cambiare il sistema. Tornare al voto in questa situazione, senza aver riformato le istituzioni, sarebbe una vittoria di Pirro per chi vince e una disfatta per il Paese".

Sulla manifestazione indetta a Roma, ‘In difesa della Costituzione’, "credo di avere il dovere della più grande attenzione e disponibilità nei confronti di tutti. Ma credo anche di dover dire con altrettanta chiarezza che le argomentazioni effettive saranno più forti se non si riveleranno dei pretesti". "L’articolo 138 – ha osservato – in questo caso viene modificato in modo molto meno incisivo di quanto sia accaduto in passato e di quanto lo stesso Oscar Luigi Scalfaro chiese di fare nel suo discorso di insediamento. Tra l’altro, la deroga al 138 risponde soprattutto a due ragioni: per riequilibrare il comitato bicamerale in senso più proporzionale rispetto alla composizione delle Camere che è determinata da un forte premio di maggioranza, ed è evidente che ciò avviene a tutto favore delle attuali opposizioni e minoranze; e per consentire alle minoranze di ricorrere in ogni caso al popolo, chiedendo un referendum anche nel caso in cui la riforma in Parlamento raggiunga i due terzi. Questo perché la Costituzione è di tutti e tutti devono poter intervenire in questo processo con la loro forza parlamentare e la loro forza di mobilitazione. Se questa forza sara’ accompagnata da argomenti reali e non da pretesti," ha concluso Quagliariello, "sarà meglio per tutti".

Infine, il messaggio rivolto al collega di partito Raffaele Fitto: "Ho letto le dichiarazioni dell’onorevole Fitto. Lascio da parte le considerazioni relative al partito perché credo non sia mai utile confondere i due piani". "Per quanto riguarda invece le riforme, faccio presente che la distinzione tra riforma della giustizia e riforma delle istituzioni, cosi’ come la loro complementarieta’, e’ sempre stata l’impostazione del centrodestra. Non a caso durante il governo Berlusconi fu presentata una riforma delle istituzioni e poi, a firma Berlusconi-Alfano, una riforma della giustizia. Aggiungo che grazie all’opera del nostro capogruppo in Commissione, Donato Bruno, l’attuale disegno di legge che traccia il percorso delle riforme consente di intervenire sui titoli quarto e sesto della Costituzione laddove necessario all’equilibrio del disegno complessivo. Poiche’ questo e’ uno degli aspetti oggetto di critica da parte di quanti oggi manifestano in piazza del Popolo, non vorrei che una eterogenesi dei fini determinasse una convergenza oggettiva, per quanto inintenzionale, tra le posizioni di Raffaele Fitto e quelle di Micromega".

"Certamente l’onorevole Fitto sa che e’ possibile attivare fin da subito un processo di riforma della giustizia che senza necessita’ di revisione costituzionale possa investire dai tempi di esercizio dell’azione penale al riequilibrio dei poteri fra accusa e difesa, dalla custodia cautelare alle intercettazioni, dall’inappellabilità delle sentenze di condanna per reati di non particolare allarme sociale fino a misure deflattive del processo penale e contro il sovraffollamento carcerario, dal rapporto tra giustizia e informazione all’organizzazione della struttura di supporto del Csm attualmente appannaggio della lottizzazione correntizia". "Mi fermo qui," conclude Quagliariello, "ma potrei andare avanti nell’elencazione delle tante incisive proposte di riforma della giustizia penale e civile e dell’ordinamento giudiziario contenute in un documento largamente condiviso rispetto al quale nessuno potrebbe accampare alibi. Forse, piuttosto che sparare su quanto si sta riuscendo a portare avanti del nostro programma pur in un governo di larghe intese, incidendo per la prima volta nel mondo costituzionalistico che ci e’ sempre stato in prevalenza tradizionalmente ostile e che oggi vede esplodere a sinistra fratture e contraddizioni, se davvero si vuole iniziare a cambiare la giustizia sarebbe meglio non perdere tempo e mettersi a scrivere quelle leggi".