Riforme, Renzi: “Se perdo referendum vado a casa”. Raggi: “A ottobre rischia”

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Riforme, Renzi: “Se perdo referendum vado a casa”. Raggi: “A ottobre rischia”

19 Aprile 2016

Matteo Renzi parla del referendum sulle riforme costituzionali e annuncia: se perdo, vado a casa. “Il quesito di ottobre,” ha detto Renzi parlando della consultazione sulle riforme, “non riguarda il referendum o altro. Riguarda una cosa molto semplice: ‘Volete cambiare la Costituzione e rendere più semplice il sistema politico, riducendo il numero dei politici, cambiando ruolo al senato, eliminando troppi poteri alle regioni abbassando gli stipendi dei consiglieri regionali?’ Questo prescrive la nuova Costituzione. E gli italiani devono dire si’ o no”. Renzi aggiunge: “Io credo che se noi saremo bravi a spiegare le nostre ragioni otterremo un consenso, ma il voto sulla persona non c’entra niente. Io, a differenza degli altri, se perdo lo dico e vado a casa”.

Commentando il risultato del referendum sulle trivelle, Renzi spiega: “Io sono convinto che la consultazione sia finita, stop, basta. Il popolo italiano ha parlato, la consultazione è finita 70-30. Leggo che con il solito atteggiamento della politica italiana vecchio stile, chi ha perso spiega che ha vinto. Non perde mai nessuno nelle elezioni referendarie in Italia. No, è l’ora di finirla, adesso impegnamoci perchè il nostro mare sia pulito, magari occupandoci un po’ di più di depuratori, cosa che dovrebbero fare le nostre regioni anzichè fare referendum”. “Mettiamo a posto la grande scommessa sulle rinnovabili e mettiamo la parola fine alle polemiche. Gli italiani ci chiedono di lavorare, non di passare il tempo a litigare”, ha detto ancora il premier.

A dargli manforte il ministro delle riforme, Maria Elena Boschi: “Capisco che chi perde un appuntamento elettorale o, come in questo caso, un referendum, cerchi mille interpretazioni per dimostrare che non ha perso. Vedo che Emiliano sta impiegando tutta la sua fantasia, però onestamente, la verità dei fatti è questa: si è votato per un referendum che riguardava un argomento specifico e che evidentemente non interessava alla maggioranza degli italiani. Il referendum non ha raggiunto il quorum nemmeno in Puglia, per cui, se dovesse valere il ragionamento di Emiliano, io mi preoccuperei per lui, come presidente di regione, visto che non ha il 50% più uno nella sua terra. Comunque, questo non era un referendum sul governo, nè un referendum politico”.

“Lo abbiamo detto dall’inizio. Se adesso – finito il referendum – le Regioni promotrici si occupassero di sistemare i depuratori e ridurre le liste d’attesa nella sanità penso che saremmo tutti piu’ felici”. Sul dopo referendum, il ministro osserva come “è stato lo stesso Renzi a dire che si riparte tutti insieme tenendo conto anche degli italiani che hanno votato per il sì e credo che questo possa essere uno stimolo per noi per fare ancora di più in tema di strategia energetica sulle fonti alternative”.

Ma le opposizioni, M5S in testa, vanno all’attacco: “Secondo noi Renzi potrebbe rischiare qualcosa con il referendum a ottobre”, dice Virginia Raggi, candidato sindaco del movimento a Roma. “Lui ha improntato la sua politica su annunci e spot, ma il paese è molto diverso da quello che lui va annunciando. Un premier, benché non eletto, dovrebbe essere il premier di tutti i cittadini italiani. Ritengo che sia suo dovere ineludibile di dialogare in maniera onesta con qualunque sindaco si vada a sedere in Campidoglio”. “Se dovesse invece cambiare atteggiamento a seconda di che colore è il sindaco, vorrebbe dire che è ancora più disonesto di quello che sta dimostrando fino ad adesso”.

 “Il presidente del Consiglio dovrebbe dire, sono stato io a a portare al Referendum nel tentativo di umiliare le Regioni e il movimento ‘No Triv’, non ci sono riuscito ad umiliarli perchè sono andati a votare 15 milioni e ottocentomila persone. 13 milioni di queste hanno detto al Governo che sta sbagliando tutto in termini energetici e adesso addirittura sento che è finita 70 a 30. Quelli che non sono andati a votare non stanno dalla parte del presidente del Consiglio”, il commento di Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia e sponsor del referendum sulle trivellazioni.

“Non è stata una vittoria per il presidente del Consiglio perche’ 15 milioni di persone hanno votato nonostante l’appello all’astensione di Renzi e dell’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. I si’ sono stati piu’ dei voti ottenuti alle elezioni europee del 2014 dalla maggioranza che oggi sostiene il Governo, ossia di quei voti che Renzi indica come fonte di legittimazione primaria per l’esecutivo”, attacca Fassina, Sinistra italiana. “Chi vuol leggere questo voto come una vittoria del governo, in un paese dove sono sempre meno i cittadini che si recano alle urne e dopo una campagna di oscuramento del Referendum, commette un grave errore. Gioire dell’astensione inoltre e’ profondamente sbagliato. Renzi vuole una democrazia senza popolo”.