
Riforme, web e democrazia. Quagliariello fa il punto su Consultazione online

01 Agosto 2013
I rapporti tra democrazia e tecnica, lo sviluppo della tecnologia e l’evoluzione del parlamentarismo, il coinvolgimento attivo dei cittadini nel processo costituente. Temi di estrema attualità che ieri il ministro per le riforme Gaetano Quagliariello ha voluto affrontare nel suo intervento in Commissione Affari Costituzionali alla Camera. L’assunto è che durante tutta la modernità la tecnica ha influenzato la democrazia parlamentare. Così come l’invenzione della macchina a vapore e delle ferrovie offrì ai politici dell’epoca la possibilità di muoversi in lungo e in largo per il Paese, "nazionalizzando per così dire l’offerta politica", così come la diffusione della stampa prima e del sistema radiotelevisivo poi permisero di raggiungere un numero sempre più grande di cittadini, oggi, sostiene il ministro, bisogna fare i conti con le nuove tecnologie, con Internet, il Web, i social network.
Quagliariello cita una celebre scena del Gattopardo, "quando Chevalier arriva a Donnafugata in carrozza, dopo dieci giorni, per fare la proposta al principe di diventare senatore. Era uno di quei momenti, come avrebbe detto Gaetano Mosca, in cui erano gli eletti che si sceglievano gli elettori". Oggi lo scenario sembra radicalmente cambiato, "Non c’è alcun dubbio," dice, "che anche la Rete inciderà sulla democrazia parlamentare". Questo non vuol dire cadere in una fiducia ‘panglossiana’ verso i nuovi mezzi di comunicazione: "va fatta molta attenzione a quel nucleo di principi indisponibili che vanno salvaguardati come sono stati salvaguardati in tutti i passaggi che la tecnica ha operato". In questo senso, secondo Quagliariello, è andato "l’ampio dibattito" che si è svolto in Commissione al Senato, "coinvolgendo anche i rappresentanti del Movimento 5 Stelle", verso una "tutela delle garanzie" del procedimento di riforma costituzionale. Una integrazione delle nuove tecnologie nel processo costituente da realizzare in "maniera dolce".
Ricordiamo che il Governo ha lanciato una iniziativa all’avanguardia nel tentativo di portare le riforme "fuori dal Palazzo", la Consultazione Pubblica sulle Riforme. Obiettivo è coinvolgere non solo gli esperti della Costituzione ma tutti gli italiani nel processo costituente. "Spero," ha auspicato il ministro, "che la Consultazione divenga quella più partecipata non solo nel nostro Paese ma in Europa". Come esperienza precedente a quella italiana citiamo il caso dell’Islanda, dove nel 2008 il web è diventato il luogo dove discutere e condividere le proposte di modifica elaborate dalla Consulta formata dai membri della società civile incaricati di riscrivere la Carta del 1944. La legge di riforma costituzionale è stata poi approvata con un referendum popolare nell’ottobre del 2012.
Quagliariello ha messo dei paletti per la riuscita della consultazione online nel nostro Paese: la sua "neutralità"; l’attenzione verso la dimensione tecnica per evitare il rischio che la piattaforma online possa "cadere"; la "selezione delle richieste" che deve essere "neutrale anche dal punto di vista del lessico" (gli stress test effettuati da giuristi e linguisti sulle domande poste ai cittadini nei questionari). Tutto questo "per essere sicuri che il committente non abbia a influire su quelli che possono essere i risultati". Grazie alla "partecipazione attiva dell’Istat" e delle PA si è evitato un possibile condizionamento da parte di utenti che tentano di accedere al sito più di una volta dallo stesso indirizzo di posta elettronica o inventando indirizzi falsi.
"Iniziative come la Consultazione Pubblica", ha concluso il ministro, "non sono semplicemente dei sondaggi ma hanno lo scopo di veicolare dei contenuti complessi in modo semplice coinvolgendo il più ampio numero di persone possibile". La Consultazione terminerà nel mese di ottobre. I risultati saranno consegnati al Parlamento perché possa "farne tesoro" rispetto a quelle che saranno le decisioni prese in autonomia dalle Camere sulle proposte di riforma.