Rimettere il mondo in ordine: la realpolitik secondo Trump (e Kissinger)
24 Novembre 2016
di Daniela Coli
Cos’è accaduto in America? Con la vittoria di Trump si è realizzato forse il romanzo fantapolitico di Sinclair Lewis che nel 1935 prevedeva l’elezione di un presidente fascista il quale, in pochi mesi, avrebbe trasformato gli Stati Uniti nel Reich americano? Lo storico scozzese Niall Ferguson sul Boston Globe prende in giro giornalisti e accademici di tutto il mondo, dicendo “forse potrebbe essere appena accaduto” (Well, maybe it just did happen here). Ma in realtà, è lo spirito di Kissinger ad animare Trump.
Sempre sul Boston Globe del 22 novembre, infatti, Ferguson sintetizza un lungo articolo apparso il giorno prima su The American Interest: si parla del nuovo ordine mondiale, e di Trump, da una prospettiva ispirata a World Order di Kissinger, di cui lo storico è biografo. Roosevelt è il presidente preferito di Kissinger, e in politica estera Roosevelt s’ispirava al cardinale Richelieu, secondo il quale il potere crea il diritto e chi è debole è quasi sempre dalla parte sbagliata per il mondo.
Roosevelt era un realista politico. Intervenne nella Seconda Guerra mondiale non tanto per amicizia col Regno Unito, ma perché temeva che la Germania nazista invadesse il Centro e il Sud dell’America. Vinse alleato a Stati diversissimi dall’America come la Russia sovietica e il Regno Unito e la Guerra Fredda non scoppiò finché l’America non si rese conto che Mao stava vincendo e la Cina diventava un alleato della Russia.
Oggi per tipi come Kissinger il mondo è in uno stato di anarchia totale e Trump per mettere ordine dovrebbe comportarsi come un Roosevelt del 2017. La campagna elettorale del Don, del resto, in politica estera è stata rooseveltiana: riconoscere la Russia di Putin come una grande potenza di uguale valore, un alleato, non uno stato sconfitto da inserire nell’ordine americano; chiudere la questione Ucraina e la guerra di Siria: in Medio Oriente Trump potrebbe favorire il ritorno di re e dittatori, meno pericolosi di Isis, jihad e Fratellanza musulmana.
Per la Cina, Kissinger ritiene finita l’era del contenimento, quindi Trump-Roosevelt proporrà sì dei rapporti commerciali con Pechino, ma non sconvenienti per l’interesse americano, come i trattati di libero scambio eredità di Bill Clinton, che Hillary avrebbe voluto moltiplicare e Trump ha bocciato vincendo, anche su questo, le elezioni. Se poi la Cina, con una flotta più debole di quella vietnamita, si montasse la testa, il Giappone riarmato potrebbe fare la sua parte.
Trump farà un trattato transatlantico con la Gran Bretagna e userà Brexit per smantellare la Ue; quest’ultima è incapace di avere una strategia politico-militare e tutta chiusa nell’introspezione burocratica di Bruxelles. Trump e Putin favoriranno tutti i leader europei nazionalisti e faranno di tutto per fare vincere Marine Le Pen nel 2017. Per il Messico, Trump, come Roosevelt, potrà riprendere la dottrina Monroe: il muro col Messico era una metafora.
Il nuovo tripartito di Trump sarà una Santa Alleanza (come quella tra Prussia, Austria e Russia), che potrebbe condurre verso un mondo più pacifico ed ordinato. E’ la vendetta della realpolitik. L’Europa continentale è la grande sconfitta. L’Europa sarà ridotta a potenza di secondo rango, a meno che non sia in grado di elaborare nuove strategie e affrontare i problemi in Africa e in Medio Oriente.
Inutile pensare a un esercito europeo dopo Brexit, come avverte Eurointelligence: la Francia è ritornata quasi una potenza coloniale in Africa, la Germania farà presto a riorganizzare la difesa: nel 1949 aveva già riorganizzato un esercito segreto di 40mila uomini, col beneplacito degli americani.
L’Italia è sotto shock, l’alleanza Trump-Putin le impedisce di svolgere qualsiasi ruolo di mediatore tra Mosca e Washington: sempre sull’orlo del default, l’Italia crede di vivere ancora nel Novecento ed è possibile diventi davvero un’espressione geografica, come prevedeva Metternich.