Rimini: il capo della gang di stupratori aveva chiesto asilo in Italia
06 Settembre 2017
Sono stati assicurati alla giustizia i quattro stupratori di Rimini. Si tratta di due congolesi e di due fratelli marocchini. Il capo della ‘gang’ è un ventenne congolese entrato in Italia come richiedente asilo, è stato arrestato mentre cercava di passare il confine con la Francia. L’altro congolese, un diciassettenne, è un minorenne come i due fratelli marocchini di 15 e 16 anni figli di una famiglia regolarmente residente in Italia che ieri si erano costituiti ai Carabinieri di Montecchio. I due marocchini hanno confessato di aver partecipato allo stupro di gruppo di cui sono state vittime la scorsa settimana una turista polacca e una prostituta transessuale. Tra le testimonianze che hanno aiutato gli inquirenti a stringere il cerchio attorno ai criminali quella di una coppia aggredita in spiaggia a Pesaro, il giorno successivo allo stupro di Miramare e con le medesime modalità. Tra le vittime della gang sembra che ci sia ancora un’altra coppia: due trentenni di Varese, lei etiope, lui varesino; lei molestata sessualmente, lui picchiato e rapinato.
Ad accomunare i resoconti delle vittime è la descrizione della brutalità e della lucidità con cui hanno agito: “Non erano né ubriachi né drogati. Erano solo molto molto cattivi. Non avevano nessuna umanità”. La notizia degli arresti arriva nel mezzo della polemica sui dati relativi alle violenze sessuali in Italia. All’indomani dello stupro di Miramare, i “giornaloni” si sono affrettati a recuperare statistiche dell’ultima ora per spiegare, dati alla mano, che nei primi sette mesi di quest’anno le violenze sessuali in Italia sono addirittura diminuite rispetto allo scorso anno (2.438 nel 2017, 2.345 nel 2016) e che i colpevoli dei reati denunciati sono prevalentemente italiani (1.534), non stranieri (904). Prese in termini assoluti queste cifre non dicono niente. Ma se proviamo a rapportarle, grosso modo, al numero di abitanti e stranieri, la proporzione diventa chiara e inesorabilmente: gli italiani che stuprano sono 1 ogni 40 mila; nel caso degli stranieri, il rapporto è di 1 a 6 mila. Ciò significa che i casi di violenza sessuale ad opera di immigrati sono quasi dieci volte più frequenti di quelli che coinvolgono gli italiani. Peraltro va sottolineato che il dossier del Viminale non è on line e che, ovviamente, questo non agevola l’approfondimento delle statistiche.
Più chiari dei dati, poi, ci sono solo i fatti. E per adesso l’unica evidenza è che la conta delle vittime di violenza carnale non si arresta. Sempre a Rimini, nei giorni scorsi, una coppia di quarantenni appena usciti da un locale è stata avvicinata da un ragazzo marocchino che ha rubato il cellulare della donna costringendola poi a seguirla in spiaggia. Fortunatamente non è riuscito nell’intento di violentarla. La polizia è intervenuta grazie al tempestivo allarme del compagno della vittima e lo ha arrestato. Dinamica simile si è ripetuta a Bologna, dove un ragazzo pakistano di 28 anni, disoccupato e senza fissa dimora, è stato fermato, poi arrestato, mentre vicino un cespuglio stava cercando di abusare di una donna. E ancora: a Monza, un 22enne marocchino è stato fermato per aver minacciato una ragazza con il coltello per costringerla ad avere un rapporto sessuale. Oltre a lui, sono stati denunciati anche altri suoi tre connazionali per concorso nello stupro. Molto triste è poi la storia che arriva da Milano dove a essere stata stuprata è un’anziana ottantenne. Uscita di casa molto presto per fare la spesa, la pensionata si trovava in una delle vie limitrofe al Bosco di Bruzzano, alla periferia nord del capoluogo lombardo, quando le si è avvicinato “uno straniero”, come ha raccontato agli inquirenti, che prima si è offerto di aiutarla con le buste, poi l’ha violentata.
Purtroppo di episodi come questo, ai limiti dell’assurdo per brutalità e cattiveria, ne sono in passato successi altri. Appena il mese scorso, in provincia di Bari, un’altra signora di 80 anni è stata prima avvicinata con gentilezza, poi aggredita e stuprata da un nigeriano di 26 anni. Al di là dell’ovvia polemica che condisce la cronaca di questi drammatici episodi con i toni dell’inutile retorica (“occorre un piano antiviolenza con misure a sostegno delle vittime”, ha detto il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Maria Elena Boschi) resta il fatto che il problema della violenza sessuale da parte di immigrati – non è forse questo ciò che accomuna ciascuna delle storie raccontate? – rischia di essere sempre più grave anche nelle nostre città.