Ringo Starr non lo sa che il Papa è rock
13 Aprile 2010
di redazione
Qualsiasi cosa faccia o dica la Santa Sede sbaglia. E se il fisico Richard Dawkins e l’intellettuale Christopher Hitchens, in questi giorni, vogliono far arrestare il Papa, adesso ci si mette anche Ringo Starr. Il batterista dei Beatles. L’Osservatore Romano infatti ha rivalutato i quattro “diavolacci” di Liverpool. “Spacconi e disinibiti”, certo, ma dopo di loro “nulla è stato come prima” nella storia della musica. Lo scrive l’Osservatore, non Rolling Stone: “Quella dei Beatles è un’eredità inestimabile”.
Be’, ecco qual è stata la risposta di Ringo alle aperture vaticane: “Non me ne può frega’ de meno” di cosa dice la Chiesa, “Eravamo satanici e adesso ci perdonano. Credo che la Santa Sede abbia altre cose di cui parlare”, e gira e rigira sempre lì che va a finire il pensiero.
La risposta di Ringo ci spinge a una considerazione che ha un po’ il sapore della rassegnazione: se anche un giorno i preti potessero sposarsi e figliare, se la Chiesa si riformasse dalle fondamenta, scusandosi con chiunque sia stato offeso dai cristiani nella storia, credete davvero che tutti coloro i quali, intimamente o pubblicamente, la odiano tanto si placherebbero?
Detto questo, per non finire in modo pessimistico, a noi sarebbe sinceramente piaciuto assistere a un’esibizione di Ringo davanti a Benedetto XVI, qui a Roma, proprio ora che arriva la primavera e l’atmosfera si fa frizzante per un concerto. Sarebbe stata un’angelica sferragliata di piatti e rullanti. Perché Dio ama il Rock, anche se Ringo Starr non l’ha ancora capito.